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Concessioni balneari, la Consulta boccia la legge della Toscana del 2024: “Incide sulla concorrenza”

La Regione, guidata da Eugenio Giani, aveva ritenuto doveroso intervenire "a fronte di un inadempimento costante dei governi che dal 2009 continuano a fare proroghe nelle more del riordino della normativa"
Concessioni balneari, la Consulta boccia la legge della Toscana del 2024: “Incide sulla concorrenza”
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Senza una legge e con le continue proroghe – per un settore importantissimo – la Toscana era intervenuta con una legge regionale sull’ormai decennale questione delle concessioni balneari. Ma la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli della norma numero 30 del 2024 (che aveva modificato la precedente del 2016, anch’essa impugnata) in quanto incidenti sull‘assetto concorrenziale del mercato balneare.

“Le disposizioni regionali, impugnate dal Presidente del Consiglio dei ministri, nel modificare la precedente legge della Regione Toscana, prevedevano infatti specifici criteri e condizioni in base ai quali svolgere le procedure selettive per l’affidamento delle concessioni demaniali marittime, fra cui, in particolare – si legge in una nota – un criterio di premialità per la valutazione dei concorrenti nonché modalità per la determinazione di un indennizzo a favore del concessionario uscente”. La Corte “pur riconoscendo che la disciplina delle concessioni balneari investe diversi ambiti materiali di competenza regionale, ha tuttavia ricordato che quest’ultima, allorché influisca sulle modalità di scelta del contraente e incida sull’assetto concorrenziale dei mercati in termini tali da restringere il libero esplicarsi delle iniziative imprenditoriali, deve cedere il passo alla competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela della concorrenza, come accaduto nel caso all’esame”.

La Regione, guidata da Eugenio Giani, aveva ritenuto doveroso intervenire “a fronte di un inadempimento costante dei governi che dal 2009 continuano a fare proroghe nelle more del riordino della normativa”, come aveva dichiarato nell’udienza davanti ai giudici l’avvocata Arianna Paoletti, ricordando che nell’agosto 2024 la legge Draghi era scaduta e non c’era il decreto salva-infrazioni (132/2024) che disciplinava i criteri delle gare a livello nazionale e rimandava per quanto riguarda gli indennizzi a un successivo provvedimento attuativo che avrebbe dovuto essere redatto entro il 31 marzo 2025.

Le argomentazioni della Regione Toscana “a sostegno del proprio intervento normativo, fondate sull’inerzia del legislatore statale nel disciplinare il settore delle concessioni demaniali marittime e sulla necessità di tutelare l’affidamento degli operatori, non sono state ritenute dalla Corte idonee – si legge nella nota dei giudici – a giustificare l’invasione da parte del legislatore regionale di un ambito di competenza statale esclusiva, essendo peraltro già rinvenibili nell’ordinamento principi e altri indici normativi di derivazione europea utili all’esperimento delle gare da parte delle amministrazioni comunali”.

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