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Ricercatori in piazza contro i nuovi contratti voluti dal governo: “Colpo di mano, rallentano la stabilizzazione dei precari”

Nel mirino l'emendamento Occhiuto-Cattaneo, che reintroduce due nuove figure contrattuali nel settore universitario. Gianna Fracassi, segretaria generale della Federazione lavoratori della conoscenza: "Si cancella l’abolizione degli assegnisti di ricerca, che ripristinava un minimo di diritti"
Ricercatori in piazza contro i nuovi contratti voluti dal governo: “Colpo di mano, rallentano la stabilizzazione dei precari”
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Mentre alla Camera è in votazione la conversione del decreto Pnrr e Scuola in cui è stato infilato l’emendamento Occhiuto-Cattaneo, il mondo accademico scende in piazza contro quel provvedimento, che reintroduce due nuove figure contrattuali nel settore universitario: l’Incarico post-doc e quello di ricerca. Una proposta per consentire di assumere dottorandi e ricercatori tramite le borse europee come la Marie Skłodowska-Curie Actions (Msca), secondo i senatori, sostenuti dai vertici accademici. Di segno opposto le ragioni di chi protesta, secondo cui il testo precarizza la ricerca e contraddice la stessa azione del governo, calpestando i progressi fatti con la cancellazione dell’assegno di ricerca eliminato a febbraio.

“Quello che stiamo dicendo da mesi è che il governo con un colpo di mano bypassa una delle riforme che stanno all’interno del quadro del Pnrr – dice Gianna Fracassi, segretaria generale della Federazione lavoratori della conoscenza (Flc Cgil) -. Si cancella un intervento giustissimo, che ripristinava un minimo di diritti per chi si trova in estrema precarietà, cioè l’abolizione degli assegnisti di ricerca, e contemporaneamente si precarizza ancora di più la figura dei ricercatori”.

Per i contrari all’emendamento Occhiuto-Cattaneo, queste posizioni rappresentano un passo indietro rispetto alla riforma del 2022 che aveva abolito anche la figura del ricercatore a tempo determinato di tipo A, sostituendoli con il contratto di ricerca e il ricercatore in tenure track per garantire maggiori tutele. In nome della stabilizzazione degli accademici e contro la riforma Bernini del preruolo si erano già schierati sia i sindacati che l’associazione dei dottorandi e dottori di ricerca, che avevano presentato un esposto alla commissione Ue, prima che fosse abolito l’assegno di ricerca.

Ora le stesse associazioni stanno presentando nuovi esposti, che portano le stesse ragioni: riforme come quella del preruolo e l’emendamento Occhiuto-Cattaneo vanno nella direzione opposta alle richieste del Pnrr. “È una possibile marcia indietro rispetto agli obblighi del Pnrr e una violazione della Direttiva europea 1999/70/Ce sul lavoro a tempo determinato – spiega la Flc Cgil – è peggio di un ritorno al passato, un peggioramento dell’assegno di ricerca, con una fortissima subordinazione alle figure della docenza”.

Attorno all’emendamento Occhiuto-Cattaneo si sono costruiti due blocchi che vedono contrapposti i vertici universitari, favorevoli al testo come anche alla riforma del preruolo, e i lavoratori stessi, che invece leggono in entrambe le riforme un escamotage per rallentare la stabilizzazione. “Si era costruita una narrazione per cui o si faceva questo emendamento o la ricerca italiana sarebbe entrata in difficoltà. È esattamente il contrario: va in crisi se si precarizzano ulteriormente figure già precarie”, dice Fracassi.

In parallelo alla mobilitazione, le opposizioni hanno convocato per martedì pomeriggio una conferenza stampa alla Camera definendo “un blitz del governo Meloni” l’emendamento. Alleanza Verdi-Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico accusano l’esecutivo di aver reintrodotto contratti che permettono di assumere ricercatori “per periodi molto brevi e senza pagare contributi, malattia e maternità”. Ragioni, sia di merito che di forma per la formulazione del provvedimento, appoggiate anche dalle assemblee precarie degli universitari e dall’associazione dei dottorandi e dottori di ricerca italiana (Adi).

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