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Garlasco, la procura generale chiede la revoca della semilibertà di Stasi e ricorre in Cassazione

Il motivo dell’impugnazione è legato alla mancata richiesta di autorizzazione a rilasciare un’intervista al programma Le Iene durante un permesso per un ricongiungimento familiare
Garlasco, la procura generale chiede la revoca della semilibertà di Stasi e ricorre in Cassazione
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La Procura generale di Milano ha presentato ricorso in Cassazione per chiedere la revoca del provvedimento con cui nelle scorse settimane il Tribunale di sorveglianza ha concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara Poggi che sta finendo di scontare 16 anni di carcere. Secondo quanto riporta l’Ansa il motivo dell’impugnazione è legato alla mancata richiesta di autorizzazione a rilasciare un’intervista al programma Le Iene durante un permesso per un ricongiungimento familiare. La vicenda, per il pg, avrebbe dovuto essere valutata diversamente dai giudici. “Gli innocenti non scappano. Sto vivendo tutto questo con fiduciosa attesa, anche per Chiara Poggi” aveva detto il condannato al programma in una puntata andata in onda a fine marzo.

L’11 aprile poi il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva stabilito che Stasi, con un percorso da detenuto modello, avrebbe potuto stare fuori dal carcere parte del giorno, non solo per lavorare ma anche per attività di reinserimento sociale, e che avrebbe dovuto fare ritorno solo la seta nel carcere di Bollate, uno degli istituti più all’avanguardia in Italia.

Una decisione presa dai giudici nonostante la richiesta contraria della procura generale di Milano. La sostituta pg Valeria Marino, sebbene tutte le relazioni redatte dal personale del carcere fossero positive, aveva chiesto di non accogliere la richiesta della misura alternativa alla detenzione – anticamera dell’affidamento in prova ai servizi sociali – e, in subordine, di sospendere il procedimento, e dunque non arrivare subito a decisione. E questo perché riteneva necessario compiere accertamenti proprio su quell’intervista mandata in onda il 30 marzo da Le Iene e che per Glauco Gasperini, avvocato che ha discusso in aula come sostituto dei difensori Giada Bocellari e Antonio De Rensis, era stata registrata lo scorso 22 marzo senza infrangere le prescrizioni imposte dalla legge visto che è stata rilasciata durante un permesso premio. Ma per la Procura l’intervista di Stasi avrebbe dovuto essere autorizzata dalla magistratura di sorveglianza perché si trovava in “permesso premio” per motivi familiari.

“Siamo tranquillissimi per la questione dell’intervista, già ampiamente chiarita dal carcere” di Bollate e dal “Tribunale di Sorveglianza – dice l’avvocata Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi – Se mai avesse violato qualche prescrizione avrebbero dovuto revocargli il lavoro esterno e non negargli la semilibertà. Vi è anche un problema di norme di riferimento nel ricorso presentato dalla Procura Generale, che evidentemente ha ritenuto di perseguire la linea già paventata in udienza l’aprile scorso”.

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