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Sulla Palestina molti hanno fatto finta di nulla per anni: anche così si è legittimato il genocidio

"Ora in molti si dicono scioccati, ma se i morti fossero rimasti cinquemila avrebbero continuato con l’ambiguità"
Sulla Palestina molti hanno fatto finta di nulla per anni: anche così si è legittimato il genocidio
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Si è creduto alle fake news su Hamas lanciate nel 2023 – i bambini decapitati, gli stupri di massa – non perché non si potesse sapere altro, ma perché chi si definisce “progressista”, chi si sente “dalla parte giusta” solo perché parla di diritti civili e critica Meloni, ha scelto di dare credito a chi le diffondeva. Perché ha voluto continuare a credere nei propri riferimenti giornalistici, trascurando la Palestina.

Qualcuno di voi si è indignato davanti al video di Enrico Mentana dove nega che sia in corso un genocidio a Gaza, con argomentazioni a mio avviso aberranti? Eppure Mentana non è mai stato ambiguo sulla Palestina: è sempre stato apertamente sionista. La sua posizione era chiara. A renderla ambigua e normalizzarla sono stati tutti quelli che hanno scelto di chiudere gli occhi per non mettere in discussione le proprie convinzioni. Molti hanno detto: “Vabbè, ma per il resto è bravo”, “non è così grave”, “su altre cose è dalla parte giusta”.

Per anni la questione palestinese è stata messa da parte, trattata come un dettaglio trascurabile nel curriculum di questi personaggi “progressisti”. Un tema troppo spinoso o scomodo da affrontare. Qualcosa da ignorare per non turbare la narrazione rassicurante della “sinistra civile”, “equilibrata” e “liberale” che si oppone ai “cattivi” di destra.

La verità è che la Palestina ha sempre dato fastidio. Non perché non fosse chiara, ma perché smontava tutte le certezze. Perché mostrava che chi si dice “progressista” può tranquillamente sostenere un sistema coloniale e oppressivo. E allora si è preferito raccontarsi che la questione era troppo complessa. Che meglio limitarsi a difendere i civili “da entrambe le parti”. A difendere i palestinesi con i preamboli. Che Mentana raccontava solo i fatti. Lo si è fatto per quieto vivere, per non rompere l’illusione di essere “bravi”.

E intanto noi – la comunità palestinese in Italia e tutte le persone che da anni prestano attenzione alla Palestina e ne denunciano l’oppressione in modo serio e responsabile – lo dicevamo già nelle offensive sioniste contro Gaza nel 2021, nel 2014, 2011, 2008 e prima ancora: normalizzare questo approccio mediatico è pericoloso. Eravamo pochi, e molti dicevano che esageravamo, che eravamo emotivi, ideologici, complottisti.

Poi sono arrivati tutti questi morti (il numero vero è ancora da definire). E ora in molti si dicono scioccati, si mobilitano, si indignano. Ma se i morti fossero rimasti 5000, avrebbero continuato con l’ambiguità. Avrebbero continuato a raccontarsi che la questione era complicata, che non si poteva sapere, che i propri idoli mediatici sono comunque “meglio di altri”. Si è legittimato il genocidio, costruito la propria identità politica su un’omertà colpevole.

Ora, invece di limitarsi a post indignati e qualche manifestazione, è il momento di chiedere scusa e mobilitarsi ogni giorno, senza cercare giustificazioni. La Palestina non è mai stata un dettaglio. È la verità scomoda che molti hanno evitato di guardare, perché farlo avrebbe significato smettere di sentirsi “buoni”.

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