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Il 9 Maggio in Kazakistan si celebra il 7: più che la Vittoria, Astana rivendica l’indipendenza dalla Russia

Oggi una sfilata, ma blindata e per pochissimi: in piazza però solo veterani e autorità. I cittadini invece dovranno vederla in tv
Il 9 Maggio in Kazakistan si celebra il 7: più che la Vittoria, Astana rivendica l’indipendenza dalla Russia
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Nove maggio, giorno di parate nella Federazione: cade l’ottantesimo anniversario della Vittoria contro la Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale – per i russi, all’epoca sovietici, la Grande Guerra Patriottica. Giorno di celebrazioni, ma non per tutti all’interno delle frontiere dell’impero sovietico che non esiste più. Oggi una sfilata, ma blindata e per pochissimi, si terrà anche in Kazakistan: in piazza però solo veterani e autorità. I cittadini invece dovranno vederla in tv: tutti i canali nelle regioni del nono Paese più esteso al mondo la trasmetteranno.

Anche centinaia di migliaia di kazaki sono morti sui campi di battaglia di quel sanguinoso conflitto: chi fu spedito al fronte non tornò mai indietro. Il Kazakistan ricorda il loro sacrificio, ma due giorni prima della Federazione – il sette maggio, durante la “Giornata del difensore della patria”, celebrazione nazionale istituita solo nel 2012. L’ultima parata di Astana si è tenuta nel 2018: negli anni successivi, per motivi di budget e poi per l’emergenza Covid, la celebrazione è stata sospesa.

“Senza verità, è impossibile conoscere il prezzo della pace. La distorsione della verità storica sulla guerra e sul significato della Grande Vittoria è inaccettabile”. Ma anche pericoloso, in questo periodo storico in cui l’odio ha contaminato la politica mondiale: a dichiararlo due giorni fa nella piazza centrale della Capitale, dando il via alle celebrazioni, è stato il presidente Tokayev che ha ricordato che, in quell’era sovietica, anche un milione e 200mila kazaki hanno partecipato al conflitto. Circa la metà di loro è “morta eroicamente dando la vita per il futuro luminoso delle prossime generazioni di compatrioti”. “La Grande Guerra Patriottica è stata la prova più dura per tutta l’umanità, Kazakistan compreso. Quei giorni terribili” ha detto Tokayev “hanno dimostrato che la pace è un tesoro inestimabile”. E pace oggi, senza coinvolgimenti nei conflitti in corso, la ricercano ad Astana.

In Kazakistan a sventolare il 7 maggio pochissime bandiere sovietiche; gli unici eroi ricordati sono stati quelli nazionali. La celebrazione è stata una rivendicazione nazionale più che collettiva – di quell’era in cui il Paese e la Russia facevano parte dello stesso impero. Per rivendicare indipendenza, anche storica, ormai da oltre un decennio il Kazakistan ricorda la fine di quella guerra due giorni prima che lo faccia Mosca. E senza “reggimento immortale”: nello ‘Stan , è stata rinominata marcia d’“onore agli eroi”. Via i nastri di San Giorgio con cui tutta la Russia oggi è addobbata: solo simboli nazionali.

“Non c’è niente di male nel ricordare il passato”. Gli eredi dei soldati sovietici abituati alla marcia del “reggimento immortale”, ad Almaty (la vecchia Capitale, dove una corposissima comunità russa vive) hanno chiesto alle autorità di sfilare oggi, il 9 maggio, ma hanno avuto in risposta un niet. Più che contro Mosca o a favore di Kiev, la scelta kazaka ambisce a evitare tensioni e provocazioni geopolitiche proprio oggi, nel terzo anno di guerra del conflitto russo-ucraino.

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