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Nato senza un braccio a causa del farmaco fuorilegge: lo Stato condannato a risarcire un milione a un 58enne

L'uomo ha chiesto i danni nel 2017: a sua madre era stato prescritto un antiemetico a base di talidomide, principio attivo già noto come causa di malformazioni del feto
Nato senza un braccio a causa del farmaco fuorilegge: lo Stato condannato a risarcire un milione a un 58enne
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Un altro dei “figli della talidomide” dovrà essere risarcito dallo Stato. Lo ha stabilito nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Torino (sezione Lavoro), condannando il ministero della Salute a versare un milione di euro, più un vitalizio da 1.900 euro ogni due mesi, a un 58enne residente nell’Alessandrino che nel 2017 ha chiesto i danni per la sua focomelia monolaterale, un’anomalia genetica che lo ha fatto nascere senza braccio sinistro. L’uomo è nato nel 1967, quando gli antiemetici a base di talidomide erano già fuorilegge. Durante la gravidanza, tuttavia, a sua madre fu prescritto il Contergan contro nausea e vomito.

Già nei primi anni Sessanta diversi medici in giro per il mondo avevano segnalato un’impennata di malformazioni al feto nelle donne che avevano assunto farmaci a base di talidomide. Test più approfonditi condotti negli anni successivi hanno poi rivelato che, se assunto nei primi tre mesi di gestazione, il principio attivo causa amelia, emimelia e focomelia, ovvero alterazioni nello sviluppo di braccia e gambe nel feto. In Italia la messa al bando è stata decisa nel 1962, ma molti medici hanno continuato a prescriverlo e le farmacie a venderlo come medicinale da banco o preparato galenico per diversi anni.

Dal 2007 lo Stato italiano riconosce un’indennità mensile alle vittime della talidomide nate tra il 1959 e il 1965, diritto poi esteso a tutti coloro che “presentano malformazioni compatibili con la sindrome da talidomide”, anche se nati dopo. Il 58enne ha fatto causa al ministero dopo il rifiuto opposto dalla commissione medico-ospedaliera, che prima ha riconosciuto la correlazione tra focomelia e talidomide, ma poi si è rifiutata di metterla nero su bianco senza la ricetta medica (di quasi sessant’anni prima) che provasse l’assunzione del farmaco da parte della madre gestante.

Nel 2023 è partita l’azione legale per ottenere anche gli arretrati maturati dal 2008 in poi. I giudici hanno dato torto al Ministero sia in primo che in secondo grado, avvalorando il risultato dei test genetici a cui l’uomo si è sottoposto: sia il test di Array, sia il sequenziamento genomico infatti hanno escluso l’origine ereditaria della malformazione. Nella sentenza la Corte d’Appello ha anche sottolineato i “toni talvolta decisamente aspri” dei periti ministeriali: nel corso del processo hanno suggerito che il mancato sviluppo del braccio fosse colpa di una malattia genetica ancora sconosciuta.

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