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Un libro esamina i film cult degli Incel. Ne cito uno: Taxi Driver con un De Niro frustrato e odiatore

È ovvio che la figura del tassista frustrato Travis Bickle (Bob De Niro) ecciti il mondo degli Incel. Anche in alcune modalità di solitudine estrema
Un libro esamina i film cult degli Incel. Ne cito uno: Taxi Driver con un De Niro frustrato e odiatore
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Su Adolescence, la rivelatrice serie Netflix (un dodicenne britannico che uccide una compagna di scuola che lo respinge), si sono incentrati i commenti di psicologi e psichiatri, critici e leoni di tastiera d’ogni risma. La serie, infatti, ha fatto conoscere (almeno ai meno giovani) un fenomeno settario quanto preoccupante, ovvero quello degli Incel (Involuntary Celibates), maschi, spesso vergini, incapaci di avere rapporti con le donne e che maturano nei loro confronti irrefrenabili sentimenti d’odio forieri di desideri punitivi anche estremi. Solo fiction? Per nulla. In realtà, di Incel è pieno il mondo. Anche in Italia.

Prendiamo il caso, unus pro omnibus, del pluriomicida Antonio De Marco, anni 21, tirocinante infermiere salentino, che ha massacrato una coppia di amici, un lui e una lei belli e innamorati, che gli avevano affittato una camera. “Ho fatto una cavolata (sic). So di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppo felici e per questo mi è montata la rabbia“, ha dichiarato De Marco dopo essere stato arrestato (e poi condannato a un ergastolo definitivo). Ed è proprio questa la filosofia dell’Incel: le donne amano solo i Chad cioè i maschi Alfa.

Su questo tema sta per uscire un saggio (in preorder online dal 20 aprile e in libreria dal 2 maggio), il cui titolo, parafrasando l’indimenticabile brano di Gino Paoli, si intitola Incel in una stanza (Shatter Editore). L’autore, Massimiliano Martiradonna che si firma Dikotomiko (nickname utilizzato insieme con Mirco Moretti) analizza il mondo degli Incel anche nei suoi più strampalati sottogeneri. Ed esamina i film-cult di questi autosegregati odiatori di donne che teorizzano l’annientamento del genere femminile e spesso trasformano in pratiche criminali i loro carichi di rabbia repressa.

L’autore di Incel in una stanza riporta decine di dialoghi fra questi ragazzi, sorta di hikikomori del sesso solitario. Patrick Bateman, nel 2000, chiacchiera con i ‘colleghi’ Incel in Rete, citando il serial killer americano Ed Gein, figlio di una fanatica religiosa: “Sapete che diceva Ed a proposito delle donne? […]: ‘Quando vedo una bella ragazza per la strada penso due cose: una parte di me vorrebbe uscirci insieme, parlare con lei, essere carino […] ma l’altra parte pensa che effetto farebbe la sua testa su un palo!'”. Spiega Martiradonna: “Questa falsa rappresentazione della mascolinità crea” negli uomini “un senso di diritto negato”. Il che può essere utilizzato “come carburante per la violenza di genere”, persino per le uccisioni di massa. “L’ideologia Incel”, non a caso, ha influenzato lo stragista Elliot Rodger autore, nel 2014, a Isla Vista, in California di “una sparatoria di massa mortale e un accoltellamento, uccidendo sei persone. Incolpava le donne per il suo celibato”. E sono molti gli Incel che hanno fatto di Rodger il loro eroe.

Nel libro di Martiradonna si scrive anche (e molto) di cinema, o meglio dei film-cult degli Incel. Non ho qui lo spazio per citarli tutti e lascio ai futuri lettori del saggio la sorpresa di scoprirli. Ne cito solo uno: Taxi Driver di Martin Scorsese. È ovvio che la figura del tassista frustrato Travis Bickle (Bob De Niro) ecciti il mondo degli Incel. Anche in alcune modalità di solitudine estrema come quella in cui De Niro improvvisa un minaccioso dialogo con se stesso di fronte allo specchio (“You talkin’ to me? You talkin’ to me?” ovvero “Stai parlando con me? Stai parlando con me?”) o manifesta la sua delusione per il rifiuto dell’odiosa Betty (Cybill Shepherd) e poi della giovane prostituta tredicenne Iris (Jodie Foster) che sembrerebbe voler sfuggire al suo protettore Mattew (Harvey Keitel), ma che poi nega a Travis l’aiuto proposto. Beh, in questo film ci sono tutti i potenziali della teoria inceliana (poco importa se coronati da un fallito omicidio di un senatore – maschio – che ha, comunque, una valenza simbolica di riscossa).

Ed eccovi anche la musica amata dagli Incel. Ad esempio, per rifarmi ancora a Taxi Driver. Ispirandosi a una scritta su un quadretto nella povera stanza del tassista, i Clash cantavano, nel loro pezzo Red Angel Dragnet, “… one of these days I’m gonna get myself organized…” (“…un giorno o l’altro mi organizzerò…”).

Ma che dicono le scienze sociali? Che l’Incel è una conseguenza malata dell’ipergamia, cioè quel modus operandi secondo il quale «le donne cercano deliberatamente il compagno più convenzionalmente “attraente”», ignorando quello privo dei canoni richiesti. Non tutte, ovviamente. Uno spiraglio di luce ce lo offre Lorella Zanardo, già blogger de Il Fatto Quotidiano, premiata da The Internationl Alliance for Women come una delle 100 donne che stanno contribuendo a migliorare la condizione della donna nel mondo e co-autrice de Il Corpo delle donne (Feltrinelli): “Non facciamoci colonizzare anche l’immaginario erotico! Il bello attrae, certo, ma un uomo che ha la sapienza del corpo delle donne, che lo conosce, che lo sa risvegliare… ci piacerebbe assai di più. Non basta la palestra, teniamo allenati i nostri istinti più profondi”.

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