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Altra grana per l’università di Messina: l’Anticorruzione boccia l’incarico nel Cda assegnato a un dirigente

L'Anac ha giudicato incompatibile la posizione di Giuseppe Mannino, imponendogli di scegliere tra i due ruoli entro 15 giorni
Altra grana per l’università di Messina: l’Anticorruzione boccia l’incarico nel Cda assegnato a un dirigente
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Era dirigente e quindi non poteva essere nominato nel consiglio d’amministrazione dell’Università di Messina: per questo Giuseppe Mannino dovrà scegliere tra i due ruoli entro 15 giorni. Così si è espressa l’Autorità nazionale anticorruzione, con una delibera che dà torto ancora una volta all’ateneo dello Stretto, alle prese con una nuova grana dopo lo scandalo dei rimborsi gonfiati dell’ex rettore Salvatore Cuzzocrea. Le dimissioni di Cuzzocrea a ottobre 2023 hanno portato all’elezione di una nuova rettrice da lui sostenuta, Giovanna Spatari: proprio lei, nel marzo del 2024, ha nominato nel cda Mannino, nonostante fosse responsabile della Segreteria tecnica sistemi e servizi informatici. Una scelta bocciata dall’Anac dopo la denuncia del sindacalista della Gilda Paolo Todaro (lo stesso che ha sollevato il caso dei rimborsi gonfiati). Todaro aveva già segnalato la questione alla rettrice, ma il Responsabile per la prevenzione della corruzione e la trasparenza dell’università aveva sostenuto che non sussistesse un profilo di incompatibilità per Mannino. Il sindacalista ha giudicato la risposta “parziale” e “contraddittoria”, rivolgendosi quindi all’Anticorruzione.

L’Anac ha dunque avviato una verifica e ha bocciato la scelta con la delibera 137 del 2 aprile scorso, firmata dal presidente Giuseppe Busia. L’ateneo, si legge, ha sostenuto durante la procedura che Mannino “non sarebbe un dirigente, non ricoprirebbe incarichi dirigenziali né svolgerebbe incarichi di funzione dirigenziale”, mancando quindi i presupposti per la sua incompatibilità. L’Anticorruzione però non è dello stesso avviso: il ruolo nel cda dell’Ateneo, scrive Busia, “appare riconducibili tra quelli dirigenziali”. Mannino, infatti, “al momento dell’assunzione, è stato inquadrato nella categoria Ep”, elevate professionalità: in tale categoria, alla luce del contratto collettivo nazionale di riferimento rientrano “incarichi comportanti particolari responsabilità gestionali di posizioni organizzative complesse”, e quindi, secondo l’Anac, “all’interessato appaiono essere conferite determinate responsabilità gestionali e amministrative”.

Non solo: la delibera sottolinea che è lo stesso organigramma dell’Università a svelare le funzioni dirigenziali di Mannino. La struttura a cui appartiene, infatti, “è sottoposta al rettorato” e “appare sovraintendere alle quattro unità di staff e alle tre unità organizzative a essa sottoposte”. Tutti elementi che non lasciano dubbi all’Anac: il ruolo di Mannino, “per le funzioni a esso connesse ed esaminate – appare poter essere riconducibile tra quelli dirigenziali”, e per questo lo ritiene incompatibile con la presenza nel cda dell’Ateneo della città dello Stretto. Adesso, secondo quanto concluso nella delibera dell’Anac, Mannino dovrà scegliere di rinunciare ad uno dei due ruoli ricoperti “entro 15 giorni”.

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