Terrore tra i big di Wall Street che sostengono Trump: “Distrutta la fiducia negli Usa, consiglieri da licenziare”
I big di Wall Street che hanno sostenuto Donald Trump e ne hanno profumatamente finanziato la campagna elettorale non si aspettavano, tra i primi frutti della sua presidenza, un crollo borsistico con pochi precedenti nella storia. E, dopo qualche giorno di silenzio, hanno iniziato a farsi sentire. Tralasciando Elon Musk, che secondo il Wall Street Journal ha chiesto senza successo al presidente di revocare i dazi, i più vocali sono i numeri uno di grandi banche e fondi di investimento.
Il ceo di JPMorgan Chase Jamie Dimon ha messo in guardia contro un aumento dell’inflazione statunitense e un rallentamento dell’economia. Ma anche dal rischio di minare le alleanze economiche e militari che hanno reso gli Usa il Paese più potente del mondo. Il capo economista di Goldman Sachs, Jan Hatzius, ha modificato le stime sulla probabilità di una recessione negli Stati Uniti alzandola dal 35% al 45%. Dal canto suo Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund del mondo, si è detto sicuro che “le conseguenze immediate saranno significativamente stagflazionistiche negli Stati Uniti”
A far più rumore sono state però le uscite di Bill Ackman, miliardario degli hedge fund, fondatore e ad di Pershing Square Capital Management, tra i più grandi sostenitori di Trump a Wall Street. Prima ha attaccato a muso duro il segretario al commercio Howard Lutnick, che arriva dalla guida della società di servizi finanziari Cantor Fitzgerald: “Ho capito perché è indifferente al mercato azionario e al crollo dell’economia. Lui e Cantor sono lunghi sulle obbligazioni (cioè li tengono in portafoglio per guadagnare da un aumento del loro valore, che tende a verificarsi quando di avvicina una recessione). Lui guadagna quando la nostra economia implode. È una pessima idea scegliere un Segretario al Commercio la cui azienda ha massicci investimenti sul reddito fisso. È un conflitto di interessi”
Poi ha scritto su X che “Non aiuta la posizione negoziale del nostro paese e del nostro presidente cercare di concludere accordi mentre il nostro mercato sta crollando. Chiunque stia raccomandando questa idea a Trump dovrebbe essere licenziato subito”. Tycoon scagionato, quindi, ma nel mirino di Ackman sono finiti i suoi consiglieri. Che hanno suggerito una formula sbagliata per calcolare i dazi reciproci e scateneranno, è l’accusa, “un inverno nucleare economico” se l’aggressiva politica commerciale sarà portata fino in fondo.
“Imponendo tariffe massicce e sproporzionate sia ai nostri amici che ai nostri nemici e scatenando così una guerra economica globale contro il mondo intero in una volta sola – ha avvertito il gestore di hedge fund – stiamo distruggendo la fiducia nel nostro Paese come partner commerciale, come luogo in cui fare affari e come mercato in cui investire capitali“. Prospettiva, quest’ultima, che comprensibilmente lo fa tremare. Poi ha proposto una sospensione dei dazi di 90 giorni per “negoziare, risolvere accordi tariffari asimmetrici ingiusti e indurre migliaia di miliardi di dollari di nuovi investimenti nel nostro Paese”. Ipotesi che poco dopo, attribuita erroneamente alla Casa Bianca dopo un equivoco “sì” in tv del consigliere economico Kevin Hassett a una domanda su questo scenario, ha fatto rimbalzare le Borse . Ma la notizia, rilanciata da tutti i media, è stata subito smentita come “fake news” dalla portavoce della presidenza Karoline Leavitt e poi dallo stesso Trump.