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Ora vediamo gli effetti dei lockdown rigidi che denunciava l’epidemiologo Ioannidis

In una recente lunga intervista attraversa con pacatezza, ma in modo molto preciso e chiaro, tutte le domande che la sindemia ha sollevato nella cittadinanza
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di Sara Gandini e Paolo Bartolini

E’ un vero piacere ascoltare John Ioannidis, l’epidemiologo più citato al mondo, che si è esposto fin dall’inizio lavorando per produrre evidenze scientifiche durante la pandemia, anzi la sindemia. In una recente lunga intervista (The legacy of COVID-19 policies with John Ioannidis, by von Bastian Barucker) attraversa con pacatezza, ma in modo molto preciso e chiaro, tutte le domande che la sindemia ha sollevato nella cittadinanza e racconta che persino lui, nonostante il vasto riconoscimento internazionale a livello di comunità scientifica, ha subito attacchi personali ferocissimi per aver avuto il coraggio di mettere in luce i limiti delle politiche di gestione della pandemia. Che sia rimasto in larga parte inascoltato, dice della scarsa ricettività dei decisori politici, troppo indaffarati a coltivare il mito del “rischio zero” e non assumersi responsabilità, usando la foglia di fico hi-tech per un problema che impattava su tutta la società e subiva gli effetti delle diseguaglianze sociali.

Il fatto paradossale è che quando Ioannidis mostrò che la letalità da Covid-19 era stata sovrastimata nelle primissime fasi della pandemia e che aveva una variabilità enorme, invece di accogliere la notizia con gioia e agire per una protezione mirata come molti scienziati suggerivano, è stato accusato addirittura di avere interessi economici personali. In realtà vari esperti di salute pubblica, insieme a Ioannidis, avevano già mostrato che i lockdown rigidi generalizzati non erano serviti a bloccare le infezioni e allo stesso tempo avevano arrecato danni psicologici ed economici, più rilevanti per la salute pubblica dei benefici ottenuti con misure così stringenti.

Oggi sappiamo che, soprattutto i giovani che correvano rischi estremamente bassi per Covid-19, hanno pagato duramente scelte scriteriate che li hanno allontanati dalla scuola e dalla socializzazione. La devastazione del tessuto sociale è stata un altro dei pesanti esiti delle chiusure. Invece di imporre restrizioni gravose a tutta la popolazione, le autorità avrebbero dovuto occuparsi in via prioritaria delle persone più vulnerabili, soprattutto con altre malattie in corso.

Il massacro della sanità pubblica, scientemente perseguito per lustri, deve aver messo in allarme coloro che avrebbero dovuto coniugare protezione e libertà, tutela dei soggetti fragili e rispetto delle libertà individuali. Non potendo contare su sistemi resilienti, la classe politica ha preferito abbracciare il dogma neoliberale che punta tutto sul profitto dei privati, come ben dimostrato dagli extra-profitti delle multinazionali dell’hi-tech e del farmaco. Anche Ioannidis nell’intervista sottolinea che le campagne vaccinali non vanno pensate come operazioni militari. Ogni forzatura e costrizione produce reazioni ostili e aumenta la sfiducia nelle istituzioni.

Sappiamo tutti, del resto, che i vaccini hanno avuto una loro utilità soprattutto nei gruppi sociali che includono persone anziane, fragili e con patologie pregresse. L’imposizione “a tappeto” dei vaccini di nuova generazione è stata una mossa azzardata, che oltre ad alcuni rischi per la salute ha comportato una feroce opposizione sociale, alimentando sfiducia, accuse reciproche e svalutazione del dibattito democratico.

Oggi più che mai, mentre la corsa al riarmo rivela l’ipocrisia dell’establishment e il totale disinteresse per il bene comune, abbiamo bisogno di fare i conti con la governance pandemica per sbloccare le energie popolari e direzionarle verso azioni culturali e politiche all’altezza dell’era complessa che stiamo vivendo. Non è più tempo per semplificazioni seriali che nascondono, dietro una certa superficialità, la volontà politica di criminalizzare chi dissente dalle verità indiscutibili del mainstream.

Per chi vuole approfondire il punto di vista sia di Ioannidis che di vari esperti, scienziati, giornalisti, giuristi che si sono ritrovati ad un convegno organizzato a Torino da alcuni professori del politecnico di Torino (Francesco Laviano e Federica Cappelluti) e boicottato a livello istituzionale, consigliamo di cercare una pubblicazione appena uscita per Meltemi editore, dal titolo Critica della ragione pandemica.

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