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L’Ungheria pronta a uscire dalla Corte penale internazionale. E Netanyahu arriva a Budapest

Orban aveva subito dichiarato che non avrebbe rispettato la decisione dei giudici, che avevano emesso un mandato d'arresto per il leader israeliano
L’Ungheria pronta a uscire dalla Corte penale internazionale. E Netanyahu arriva a Budapest
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Nel giorno in cui Benjamin Netanyahu arriva a Budapest, l’Ungheria decide di uscire dalla Corte penale internazionale, la stessa che ha emanato un mandato d’arresto per il premier israeliano, accusato di crimini di guerra a Gaza. Si tratta della logica conclusione rispetto alla posizione già espressa da Orban a seguito della decisione dei giudici dell’Aja, dalla quale aveva subito preso le distanze, dichiarando che non avrebbe dato seguito all’arresto se Netanyahu fosse entrato nel suo Paese. E, anzi, lo aveva invitato più volte, garantendo che non avrebbe dato seguito al mandato e affrontando così la Corte: domani 3 aprile lo incontrerà, due settimane dopo la ripresa dei raid sulla Striscia che hanno rotto la tregua, comunque fragilissima. L’annuncio dell’uscita dallo Statuto di Roma è arrivato dal ministro della giustizia Bence Tuzson in una riunione a porte chiuse con alcuni diplomatici, secondo le informazioni pubblicate dai media ungheresi. Peraltro la bozza della risoluzione del Parlamento che autorizza il governo ad avviare la procedura di uscita sarebbe già stata preparata.

Il Paese centro-europeo aderisce infatti al Trattato di Roma che istituì la Cpi ed in teoria il suo governo dovrebbe far scattare il mandato d’arresto per il leader israeliano. Ma Orban, all’epoca delle accuse formalizzate dall’Aja, aveva reagito definendole “vergognose” e anzi aveva invitato Netanyahu a Budapest. Chiarendo inoltre che la costituzione nazionale non lo obbliga ad eseguire i mandati della Cpi. Con queste premesse, la visita di questi giorni è destinata a creare un caso all’interno dell’Ue. Perché il portavoce della Commissione, interpellato a proposito, ha chiarito che “come affermato nelle Conclusioni del 2023, il Consiglio invita tutti gli Stati a garantire la piena cooperazione con la Corte, anche mediante la rapida esecuzione dei mandati di arresto pendenti”. Solo qualche giorno fa la Corte, attraverso un suo portavoce, aveva dichiarato che “non spetta ai singoli Stati valutare unilateralmente la legittimità o la validità delle decisioni della Cpi”, e che “la Corte fa affidamento sugli Stati per l’esecuzione delle sue decisioni. Non si tratta solo di un obbligo giuridico nei confronti della Corte stessa come previsto dallo Statuto di Roma, ma anche di una responsabilità verso gli altri Stati parte”. Ma con l’uscita dallo Statuto di Roma, Budapest sarà sollevata da qualsiasi dovere nei confronti delle decisioni dei giudici.

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