Dazi, la preoccupazione dei presidenti di regione. Zaia: “Un altro cigno nero, Italia punti su rapporto privilegiato”
“Sono preoccupato, bisogna vedere cosa faranno gli Stati Uniti, sicuramente è importante che a livello nazionale ed europeo si intavoli subito una negoziazione con l’amministrazione statunitense. I dazi non fano bene all’Europa e non fanno bene agli Stati Uniti”, lo ha detto il presidente della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, alla vigilia dell’entrata in vigore delle tariffe volute dalla Casa Bianca. Ora che dalle parole si sta passando ai fatti la preoccupazione aumenta anche tra i presidenti delle regioni, soprattutto quelle che sarebbero maggiormente colpite.
“Il 2 aprile sarà un giorno cruciale per l’economia mondiale. I dazi saranno il terzo cigno nero in cinque anni. L’Italia faccia valere il proprio rapporto privilegiato con gli Stati Uniti”, dice il presidente del Veneto, Luca Zaia. Va detto che, al momento, non c’è nessun sentore del fatto che l’Italia possa godere di un qualsivoglia trattamento privilegiato come auspicato da Zaia e dal governo italiano. Anzi, l’Italia è indicato come il paese che rischia di più per effetto delle misure decise da Washington.
“Ho voluto approfondire perciò i rischi che correrebbe l’economia veneta dai dazi americani, e i dati sono impressionanti (l’export del Veneto verso gli Usa vale 7,3 miliardi di euro, ndr)”, afferma Zaia ricordando anche che, per quanto riguarda in particolare il vino, “una bottiglia veneta su 5 vendute all’estero è acquistata da partner commerciali statunitensi”. “Zaia finalmente si accorge del rischio dazi americani, a un giorno dalla loro possibile entrata in vigore. Naturalmente lo fa a modo suo: chiede che se ne occupi qualcun altro, limitandosi a denunciare il problema e a sollecitare l’intervento del governo”, dichiara il senatore Andrea Martella, segretario del Pd Veneto.
La preoccupazione del mondo produttivo della Toscana per i dazi Usa “è molto forte, è testimoniata veramente a livello generale”, osserva Eugenio Giani, presidente della regione Toscana. L’export toscano verso gli Usa, secondo i dati Istat relativi al 2023, è superiore ai 9 miliardi di euro. Secondo Giani, la preoccupazione delle imprese toscane “è un segnale degli sbagli che l’amministrazione Trump sta facendo nel cambiare l’opinione che a livello mondiale noi oggi abbiamo degli Stati Uniti. Piuttosto che aprirsi tendono a chiudersi, in una una visione che è l’esatto opposto di quello che dovrebbero offrire”.
La presidente della Regione Umbria Stefania Proietti, dice che “Come Regione faremo la nostra parte nel promuovere i nostri prodotti e il nostro paesaggio. Siamo ovviamente preoccupati, perciò è importante che si avvii al più presto un’interlocuzione nazionale ed europea con gli Usa”. “La Basilicata condivide la posizione del governo italiano, del vicepresidente Tajani e del Partito popolare europeo: il protezionismo non è la risposta alla competizione globale. I dazi rischiano di danneggiare filiere strategiche per il nostro territorio, dall’agroalimentare di qualità all’industria manifatturiera, senza produrre benefici reali per nessuno”, dichiara il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, di Forza Italia.
In Lombardia, intanto, il Consiglio regionale ha bocciato una mozione del Pd che chiedeva alla Regione di schierarsi contro i dazi americani esprimendo al governo “forte preoccupazione e netta contrarietà”. Come aveva spiegato in mattinata il primo firmatario Matteo Piloni, con la mozione i dem chiedevano al governatore Attilio Fontana “non solo di dichiararsi preoccupato ma anche contrario” visto che se arriveranno i dazi “peseranno su tanti comparti che riguardano soprattutto la Lombardia”.