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Concordato preventivo, arrivano nuove correzioni: fuori le partite Iva con la flat tax. Per gli altri adesione fino al 30 settembre

Il viceministro con delega al fisco Maurizio Leo prende atto del totale flop dell'operazione per i contribuenti in regime forfettario. E ascolta i professionisti che avevano chiesto più tempo per la valutazione della proposta delle Entrate
Concordato preventivo, arrivano nuove correzioni: fuori le partite Iva con la flat tax. Per gli altri adesione fino al 30 settembre
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Il governo Meloni mette mano ancora una volta alle regole sullo sfortunato concordato preventivo tra fisco e partite Iva. La cui prima edizione si è chiusa con meno di 600mila adesioni nonostante la seconda “finestra” concessa a fine 2024. La principale novità del decreto correttivo atteso in consiglio dei ministri alle 15 è che il viceministro con delega al fisco Maurizio Leo prende atto del totale flop dell’operazione per le partite Iva in regime forfettario, cioè quelle che applicano la flat tax: solo poco più di 100mila hanno detto sì alla proposta dell’Agenzia delle Entrate sul reddito da dichiarare e le tasse da pagare, proposta che nel loro caso valeva solo per un anno. Dopo la sperimentazione, verranno quindi escluse dalle prossime edizioni.

In più, stavolta l’esecutivo accetta la richiesta dei commercialisti e delle associazioni di categoria di rinviare dal 31 luglio al 30 settembre i termini per l’adesione, da ora in poi riservata ai contribuenti soggetti agli Indici sintetici di affidabilità (Isa). Lo scorso ottobre quattro associazioni nazionali di commercialisti hanno scioperato contro il rifiuto di concedere una proroga del primo termine fissato al 31 ottobre 2024 nonostante le tante modifiche arrivate in corsa. Due settimane dopo, viste le scarsissime adesioni, è arrivata la decisione di concedere un bis, che ha avuto a sua volta scarsissimo successo.

La stragrande maggioranza degli autonomi non ha trovato conveniente l’operazione con cui l’esponente di Fratelli d’Italia contava di combattere l’evasione “tendendo la mano” ai contribuenti infedeli e portandoli gradualmente a dichiarare di più. Non sono bastati nemmeno i regali offerti da governo e maggioranza, che sulla differenza tra il reddito dichiarato l’anno prima e quello concordato con il fisco hanno consentito l’applicazione di aliquote bassissime, dal 10 al 15%, che garantivano sconti fiscali fino a più del 70% delle maggiori tasse in teoria dovute. Né la sanatoria forfettaria sulle cifre evase a partire dal 2018.

Infine, il correttivo inserirà una clausola antiabuso per i casi di decadenza di uno dei soci. Il venir meno di un socio comporterà la perdita dei requisiti per l’intera compagine sociale.

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