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Palermo, “ragazza con disabilità picchiata e umiliata in famiglia”: arrestati i genitori e il fratello

L'accusa è di maltrattamenti: l'indagine è stata avviata a settembre da una segnalazione degli assistenti sociali
Palermo, “ragazza con disabilità picchiata e umiliata in famiglia”: arrestati i genitori e il fratello
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Un ci diri ca ti cafuddau“, “Non dire che ti ho picchiato”. Così una madre cercava di convincere la figlia con disabilità a non rivelare agli inquirenti i maltrattamenti che le infliggeva da anni. È accaduto a Palermo, dove i genitori e il fratello della ragazza sono stati arrestati e sottoposti a custodia cautelare in carcere con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, al termine di un’indagine avviata a settembre da una segnalazione degli assistenti sociali. Secondo quanto ricostruito, i maltrattamenti che non si limitavano a violenze fisiche, come strattonamenti, schiaffi, bastonate e ustioni, ma comprendevano quotidiane vessazioni psicologiche e morali che da insulti, umiliazioni e intimidazioni rasentavano minacce di morte. “Iu l’ammazzu, bastarda e inutile, ti rumpu i corna, cosa inutile, prostituta e lurida” o “Sbrigati sinnò ti spaccu u cervieddu” sono alcune delle offese con cui la famiglia sopraffaceva e annichiliva la ragazza, intercettate dagli investigatori coordinati dalla Procura.

Le condotte dei familiari, secondo l’accusa, miravano al totale “assoggettamento della vittima” a cui era stato intimato di raccontare il falso alle forze dell’ordine. Nell’ordinanza di custodia cautelare è citata una delle risposte fornite dalla ragazza, impaurita e incapace di reagire, alla domanda con cui le veniva chiesto se ci fosse qualche persona con cui parlasse di più: “Con mio padre e mia madre. Non ho amici perché mi sono ritirata da scuola e poi non li ho frequentati più. Mi sono ritirata in terza media, volevo aiutare in casa perché non c’erano soldi”, raccontava. Motivando sulla necessità degli arresti, il gip scrive che “l‘elevata spinta criminogena manifestata dagli indagati, sostenuta dal sentimento immutato di profondo e compulsivo disprezzo verso la vittima, legittima senza dubbio un giudizio decisamente negativo sulla pericolosità sociale degli indagati nonché sulla loro capacità di autocontrollo”.

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