Il mondo FQ

Sciopero allo stabilimento di Pomigliano per lo “scarno bonus” assegnato ai dipendenti Stellantis

Dividendi ai soci e stipendio stratosferico a Carlos Tavares nonostante il crollo degli utili. Mancetta da 600 euro lordi per i dipendenti, alle prese con lunghi periodi di cassa integrazione
Sciopero allo stabilimento di Pomigliano per lo “scarno bonus” assegnato ai dipendenti Stellantis
Icona dei commenti Commenti

Il 2024 non è stato un bell’anno per Stellantis. Le vendite calano e i profitti sono scesi del 70%. Ciò non ha impedito all’amministratore delegato uscente Carlos Tavares di incassare uno stipendio da favola: 23,5 milioni di euro. E non è finita, perché il manager portoghese, che ha lasciato il gruppo lo scorso dicembre, attende ora la sua sontuosa buonuscita. Il crollo degli utili non ha neppure impedito alla società di annunciare la distribuzione di un altro dividendo ai soci, seppur dimezzato rispetto al precedente. A beneficiarne sarà soprattutto la famiglia Agnelli-Elkann, prima azionista del gruppo franco-italiano con una quota del 15,1%.

Agli operai, invece, è stato assegnato un premio di produzione annuale di 600 euro lordi. Insomma, l’equivalente una trentina di euro al mese. Si tratta di dipendenti che hanno trascorso un anno contrassegnato da ripetuti e lunghi periodo di cassa integrazione, con buste paga molto inferiore a quelle dei colleghi di altri paesi europei. Non stupisce che non l’abbiano presa benissimo. Nello stabilimento di Pomigliano, la Fiom ha indetto due ore di sciopero per protestare contro lo “scarno premio di produzione”. Le tute blu stanno protestando, con diverse ore di sciopero, dal secondo turno di mercoledì, da quando, cioè, hanno appreso l’entità del bonus.

“Stellantis paga dividendi mentre i lavoratori italiani sono da più di dieci anni in cassa integrazione perché non ci sono investimenti in ricerca sviluppo e produzione. Le scelte compiute negli anni dall’amministratore delegato Tavares e condivise dalla proprietà di Stellantis sono state fallimentari e il conto lo paghiamo noi come lavoratori e Paese”, aveva osservato Michele De Palma, segretario generale della Fiom, in occasione della diffusione del bilancio.

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.