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“Salvini fa la politica estera ma il 90% di noi non la condivide”: lo sfogo del capogruppo della Lega Molinari dopo i dazi di Trump

Il virgolettato del capogruppo del Carroccio alla Camera in un retroscena de il Giornale: Salvini "si è buttato con i fascisti". Poi la replica: "Le mie posizioni sono pubbliche e quotidiane"
“Salvini fa la politica estera ma il 90% di noi non la condivide”: lo sfogo del capogruppo della Lega Molinari dopo i dazi di Trump
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Anche il partito più trumpiano della destra italiana comincia a vivere malumori interni. L’annuncio del presidente Usa di essere ormai pronto a imporre dazi del 25% all’Unione europea fa tremare anche la formazione di Matteo Salvini. Almeno secondo quanto scrive il Giornale in un retroscena firmato da Augusto Minzolini: dopo aver fatto il punto sull’irritazione nel governo per le ultime mosse di Donald Trump (con la preoccupazione del ministro Urso e la posizione di prudenza della premier Giorgia Meloni) nell’articolo si passa a descrivere la situazione della Lega “assalita dai primi dubbi“.

E qui viene riportato un virgolettato del capogruppo alla Camera del Carroccio, Riccardo Molinari, che si sfoga contro l’attacco del braccio destro di Elon Musk in Italia, Andrea Stroppa, contro due emendamenti al ddl Spazio che hanno visto d’accordo maggioranza e opposizione e si dice preoccupato anche degli annunci di Trump. “L’uscita dell’uomo di Musk è inquietante, inquietante. Non so cosa ci sia dietro. Come pure tutte le uscite di Trump dovrebbero far riflettere“, dichiara Molinari nell’articolo de il Giornale. Non solo. Il capogruppo analizza anche la situazione interna alla Lega e le posizioni di Matteo Salvini. “Il problema è – si legge – che la politica estera la fa solo lui anche se il 90% del partito non la condivide. E purtroppo le conseguenze della politica trumpiana non ricadono sui partiti ma sul Paese. Quando Trump ci farà male, perché ci farà male visto che al di là del supposto rapporto privilegiato con la Meloni lui fa solo i suoi interessi, la colpa la daranno a noi leghisti che siamo stati solo ad agitare le mani, a fargli da cheerleader“. “E pensare -continua Molinari – che il nuovo cancelliere tedesco sarebbe il nostro interlocutore naturale. Il peccato originale è nella scelta che abbiamo fatto qualche anno fa: alcuni di noi avrebbero voluto occupare lo spazio dei popolari, guardare al Ppe. Lui invece si è buttato con i fascisti“.

In tarda mattinata lo stesso Molinari interviene per calibrare il tiro. Il capogruppo della Lega si dice “sorpreso e molto amareggiato” e si limita ad affermare che le sue posizioni “sono pubbliche e quotidiane, rispondo di quelle, non dei retroscena anche se pubblicati con grande evidenza da il Giornale“. “Il mio parere, come facilmente verificabile, è quello della Lega – aggiunge – ed è pubblico, chiaro e ribadito dal sottoscritto in tutte le uscite in Aula e nelle interviste”. Per quanto riguarda “i cambiamenti imposti da Trump” per Molinari “possono essere una occasione di cambiamento positivo per l’Italia”. Infine Molinari chiude sottolineando che “i tentativi di alimentare tensioni nella Lega continuano da anni ma, anche questa volta, non daranno risultati”.

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