“So che non è colpa mia, ma non aver salvato Sinisa è una ferita che non si rimarginerà mai”: parla Drazen Mihajlovic
“Il primo ricordo che ho di mio fratello non è mio, ma suo. Me lo ha raccontato tante volte. Avrà avuto forse sei anni, io appena due. I miei andavano a lavorare presto e non c’erano soldi per la tata e per consentire a Sinisa di andare all’asilo, così la mattina dopo le 6 lui doveva pensare a me. Per cui usciva di casa, mentre io ancora dormivo, e andava a comprare il latte e il pane per la colazione, ma nonostante facesse già cose da adulto era solo un bambino con tutte le paure di chi ha quell’età”. In occasione di quello che sarebbe dovuto essere il suo 56esimo compleanno, Drazen, fratello di Sinisa Mihajlovic, ha raccontato alla Gazzetta dello Sport del rapporto che aveva con l’ex allenatore scomparso a causa della leucemia nel 2022.
“Quando tornava a casa si fermava spalle alla stufa fermo immobile con gli occhi sbarrati a guardare la porta di casa per paura che entrasse qualcuno. Credo che vincere la paura sia stato un esercizio che ha imparato allora”, ha sostenuto Drazen Mihajlovic prima di svelare quando notò per la prima volta il grave problema di salute di Sinisa: “Ero in Sardegna con lui, Arianna e tutta la sua splendida famiglia, quando una mattina dopo essersi alzato non riusciva neanche a camminare. Io lo prendevo in giro: ‘Sembri un vecchio di 90 anni’. Pensavamo fosse uno stiramento o una infiammazione perché aveva giocato a padel. E invece…”. Fu proprio Drazen Mihajlovic a fornire il midollo al fratello per il secondo trapianto: “Pareva potesse aumentare le possibilità di riuscita. So che non è colpa mia, ma non averlo salvato è una ferita che non si rimarginerà mai. Solo sapere quanto sia stato amato allevia un po’ il mio dolore”.