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Ultimo aggiornamento: 17:25 del 21 Febbraio

Delmastro al Fatto: “Sentenza politica, non mi dimetto. Serve il sorteggio per eradicare il potere cancerogeno delle correnti nel Csm”

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Il giorno dopo la condanna troviamo Andrea Delamstro Delle Vedove a passeggio nel centro di Roma. “Sono di parola, non mi dimetto” dice a ilfattoquotidiano.it, forte delle parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per il sottosegretario alla Giustizia nessun passo indietro, dunque, e neppure dubbi sulla riforma della giustizia – che prevede la separazione delle carriere – neppure di fronte al fatto che, nel caso che lo vede protagonista, pubblico ministero e giudice hanno operato all’opposto e non di concerto. Venendo, in questo caso, proprio a smentire ciò che la riforma si propone d’impedire.

“È una sentenza politica che dimostra che c’è bisogno del sorteggio per eradicare il potere cancerogeno della deviazione correntista all’interno del CSM che tanto ha leso l’onorabilità sociale della Magistratura in questi anni”. Il sottosegretario nega persino la dicitura ‘a limitata divulgazione’ sui documenti del Dap utilizzati poi nell’Aula di Montecitorio dal collega di partito Donzelli contro esponenti delle opposizioni.

“La mia difesa è: tutti quegli atti non erano minimamente segreti e da quello stesso Palazzo sono usciti atti in cui c’era scritto ‘riservato’, classificato così dai servizi segreti e qualcuno sta dicendo che non erano riservati. I miei non avevano nessuna clausola di riservatezza – e conclude sull’utilizzo di quelle informazioni ‘a limitata divulgazione’ – io rivendico la verità, qualcuno dice che quella verità è diffamatoria, poniti il problema della verità, perché se io invento e mento o uso un dato falso allora uno può sentirsi diffamato, ma se la verità lo diffama, si deve porre un problema”.

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