Vertice di Parigi, l’Ue può approfittarne per diventare davvero indipendente
di Giovanni M
Ieri sera a Parigi si è tenuto questo vertice d’emergenza con i maggiori capi degli stati dell’Ue, a seguito dell’annuncio di Trump di trattare con la Russia per almeno arrivare a un cessate il fuoco. Ieri sono stato attento ai vari dibattiti che si sono tenuti in vari talk politici e, comunemente a molti, il mio cervello – non so perché – è come se avesse avuto una sorta di memoria selettiva sul ridondante sentire questa sorta di senso di esclusione che l’Europa sta provando assieme alla frase “innalzamento delle spese militari”. Così come spesso ho sentito che i tempi dell’Europa di reazione davanti a casistiche complesse sono molto più “lenti” rispetto agli States – cosa che, purtroppo, dobbiamo ammettere.
Eppure, lungo questi quasi tre anni di guerra, l’opinione pubblica si è sempre più divisa man mano che passavano i mesi senza mai essere ascoltata; motivo per cui, in quasi tutte le nazioni dell’Ue, c’è stato un cambio di passo importante sull’orientamento politico che mira sempre più agli estremi i quali, seppur opposti, hanno in comune l’abbandono al riarmo e un richiamo quasi al protezionismo economico.
Sembra che – ed è orribile dirlo – ci siamo un po’ “abituati” a sentire la quantità enorme di morti ai quali non prestiamo più attenzione perché abbiamo una percezione lontana dei conflitti e, con l’opinione pubblica sempre più sfibrata per altri problemi, l’abbiamo quasi dimenticata. Senza dimenticare coloro che sono finiti nelle famose “liste di proscrizione” per cui molti esperti ci avevano avvisato di come sarebbe andato a finire il conflitto (molto spesso anche con due anni di anticipo).
Ora, però, i veri contendenti – uno soprattutto – gettano le maschere e entrano in gioco per un vero e proprio cambio di passo verso un ipotetico termine di questo dannato conflitto, mentre qualcuno si sente escluso.
Non sono un esperto e questo è il motivo per cui non sto capendo esattamente l’Europa cosa voglia, una volta che gli attori principali stanno arrivando a un dunque. Perlopiù continuando, imperterriti, a parlare ancora di aumento di spese di militari. Tra l’altro, ieri, Ezio Mauro mi ha davvero lasciato di stucco dopo la sua dichiarazione a Otto e Mezzo: “Trump vuole trattare da impero a impero” anticipato dal fatto che bisogna mettersi nell’ordine di percepire l’ascesa di Trump alla Casa Bianca come “un cambio di regime”. Non proprio delle frasi proprio concilianti per chi si batte per questa parola oramai abusata, “pace”.
Al netto dall’essere lontano dalle idee trumpiane, mi sembra un po’ esagerato fare questi paragoni. Senza nulla togliere a tutti e alle loro motivazioni che li hanno spinti a sollevare questo polverone, la domanda che vorrei fare a tutti i capi dell’Ue è : non può essere questa una nuova occasione per non dipendere più da nessuno? Perché quando il cancelliere Scholz provò a contattare Putin fu subito “ammonito”? E ancora: si può ancora parlare di spese militari e annessi? Sono domande che, non trovando risposta, mi fanno percepire una volontà diversa dall’obiettivo nobile di essere un partner di pace.
Penso sia chiaro a molti che siamo in un nuovo periodo dove l’asse geopolitico sta cambiando i suoi punti cardine, da cui come volevasi dimostrare – grazie anche a politiche fallaci nelle partite più importanti – il vecchio continente è escluso. Sapevamo, da sempre, che l’orientamento dei due maggiori player è prettamente improntato sui propri interessi (non che con i democratici in America sia stato diverso). L’Europa è un’istituzione importante, ma sempre meno centrale. E la scoppola dei giorni scorsi arrivata da oltreoceano gliel’ha ricordato. Spero solo che quest’ulteriore esclusione sia di buon auspicio per poter essere un’istituzione indipendente a tutti gli effetti eliminando, fin dove sarà possibile, ulteriori servilismi, e aprendo a un liberalismo economico non più polarizzato a ovest. Senza poi aver bisogno di nascondersi dietro a possibili allarmi democratici.