Sanremo 2025 – Impossibile proporre una nuova versione di ‘Volare’ a meno di un colpo di genio. E così è stato

Spero proprio che adesso non si torni a parlare del nuovo Benigni diventato pompiere dopo essere stato incendiario in gioventù, del suo cedimento alla possibile riforma della Costituzione di cui aveva esaltato la bellezza, degli americani che liberano Auschwitz in La vita è bella (che poi non era Auschwitz).
Il Benigni di ieri sera a Sanremo era in gran forma, la sua vena satirica tutt’altro che esaurita tra l’impossibilità di salutare Marcella con un “Bella ciao” e la convinzione che Giorgia sarà presente ancora per un bel po’ di edizioni: “Date retta a me che mi intendo… di musica”. Ma il vero capolavoro di ironia è stato il discorso sul vizio italiano di salire sul carro del vincitore, cosa che “a noi di Fratelli d’Italia desta preoccupazione”. Una stratificazione di significati in una sola frase, una finta autoironia finissima da collocare direttamente nei manuali del discorso comico.
Ma si sa: la serata delle cover è sempre la più bella, inutile ricercare delle pecche dove c’è stato un gran divertimento, quindi parliamo solo dei più bravi. Se devo scegliere tra le esibizioni, dato che non parlo di musica ma solo di televisione, per me il numero uno è stato il duetto tra Lucio Corsi e Topo Gigio, perché proporre una nuova interpretazione di un monumento come Volare era cosa impossibile, a meno di un colpo di genio. E così è stato.
Però anche L’estate sta finendo con Johnson Righeira è stata travolgente. Bravi Coma_Cose, io stasera tifo per i loro Cuoricini… Ah! Non dovevo dirlo, non devo parlare di musica di cui non mi intendo, a differenza di Benigni che può fare previsioni sul futuro di Giorgia.
Torniamo seri. Davvero tutti bravi ieri sera. A cominciare da Geppi Cucciari che ha lasciato nella splendida cornice quel tono sempre un po’ severo delle sua comicità e si è sanremizzata il giusto, sembrando per una volta divertirsi anche lei. Per finire con un bravissimo al tecnico che ha sostituito in diretta il microfono difettoso a Cristiano De André e al regista che invece di nascondere la delicata operazione l’ha inquadrata per tutti quei dieci interminabili secondi. Questo sì che è il bello della diretta.