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La Russia apre ambasciate nel Sahel: con l’invio di soldati e il sostegno ai regimi sostituisce l’Occidente in Africa centrale

L'apertura fronti di crisi in Medio Oriente e in Ucraina hanno accelerato il disimpegno nel continente. E Mosca ne approfitta
La Russia apre ambasciate nel Sahel: con l’invio di soldati e il sostegno ai regimi sostituisce l’Occidente in Africa centrale
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La Russia intende rafforzare i legami con l’Africa con l’obiettivo di garantire i propri interessi sulle coste dell’Oceano Atlantico e Indiano subentrando ad un Occidente che si mostra sempre più disinteressato alle sorti del continente. In programma c’è l’apertura di ambasciate in Liberia, Sierra Leone, Togo, Gambia, Niger, Comore e Sud Sudan, nazioni che tradizionalmente non sono state vicine a Mosca ma che potrebbero presto diventarlo nel nuovo scenario geopolitico che si sta delineando.

La Liberia, ad esempio, ha rifiutato per anni l’apertura di un ambasciata russa sul proprio territorio ma le cose sono cambiate dopo l’elezione, nel 2023, del nuovo Capo di Stato Joseph Boakai. Il Niger è stato, insieme alle altre nazioni del Sahel, uno degli avamposti della Francia in terra africana ma le relazioni con Parigi si sono progressivamente deteriorate ed un colpo di Stato ha favorito l’ascesa al potere di una giunta golpista che ha troncato i rapporti con Parigi ed ha dato la priorità a Mosca.

Il Cremlino sta aiutando le nazioni del Sahel, come Mali e Burkina Faso, a fronteggiare una radicata guerriglia jihadista ed in cambio si è garantita lo sfruttamento delle miniere d’oro e di diamanti che si trovano in questi Stati. L’oro aiuta Mosca ad attutire l’impatto delle sanzioni occidentali, garantisce il finanziamento della guerra in Ucraina ed ha un costo relativamente basso per il Cremlino che ha inviato istruttori, equipaggiamento e contractor privati per sostenere i governi locali. Le giunte golpiste di Niger, Mali e Burkina Faso sono così riuscite a resistere alle pressioni interne ed esterne favorendo un radicamento di Mosca sul territorio.

Nel novembre 2024 è stato reso noto che la Russia ha inviato centinaia di soldati in Guinea Equatoriale, una piccola nazione dell’Africa Occidentale ricca di petrolio e retta da un regime autoritario, per addestrare la guardia presidenziale. Il Capo di Stato della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, al potere dal 1979, si è recato più volte in visita ufficiale in Russia e il Paese ha manifestato interesse a stipulare accordi per lo sfruttamento di risorse energetiche con Mosca. In passato gli Stati Uniti avevano investito in Guinea Equatoriale ma l’interesse di Washington è progressivamente scemato, anche perché le gravi accuse di violazioni dei diritti umani mosse alla nazione africana mettevano in imbarazzo la Casa Bianca. Mosca, invece, non è interessata a temi umanitari e non contesta ai suoi alleati violazioni dei diritti né il mancato raggiungimento degli standard democratici alle consultazioni.

Le frizioni tra Occidente ed Africa in materia di corruzione e diritti umani hanno eroso i legami bilaterali perché nel continente ci sono ancora molti regimi autoritari che non hanno alcuna intenzione di aprire il proprio sistema politico alle forze dell’opposizione. Il mancato raggiungimento degli standard democratici ed i continui rimproveri provenienti dall’Europa hanno spinto alcune nazioni africane a diversificare i propri rapporti diplomatici ed a cercare nuovi alleati più affini alle proprie posizioni politiche. Mosca, che durante la Guerra Fredda aveva già investito nel teatro africano, ha potuto approfittare di condizioni molto favorevoli e non si è lasciata sfuggire quest’occasione.

Nel gennaio 2025 il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato l’omologo della Repubblica Centroafricana Faustin-Archange Touadéra per discutere lo stato ed i possibili sviluppi delle relazioni bilaterali. Il summit ha messo in luce i legami sempre più stretti tra i due Stati, come evidenziato dagli eventi degli ultimi anni. La nazione africana, in passato parte della sfera d’influenza francese, ha garantito alla Russia il pieno accesso alle proprie risorse naturali in cambio di aiuti militari per fronteggiare le minacce costituite da ribelli e terroristi. Mosca, interessata alle riserve locali di uranio, oro, petrolio e diamanti, fornisce armi, equipaggiamento ed istruttori militari alla Repubblica Centrafricana e potrà costruire una base militare nel Paese. Il Cremlino ha inoltre erogato aiuti alimentari a quella che è una delle nazioni più povere del mondo, segnata da instabilità, colpi di Stato e povertà estrema.

La progressiva espansione degli interessi russi in Africa costituisce una minaccia nel lungo termine per l’Europa ed, in misura minore, per gli Stati Uniti. Mosca può escludere le nazioni occidentali da catene di rifornimento e tecnologie necessarie per lo sviluppo della green economy e dei sistemi produttivi nazionali accrescendo, al tempo stesso, il proprio peso diplomatico sullo scacchiere internazionale. L’apertura di fronti di crisi in Medio Oriente ed in Ucraina, uniti alle crescenti frizioni tra Washington e Bruxelles, hanno accelerato il disimpegno occidentale in Africa, un continente spesso considerato ai margini degli equilibri internazionali. In futuro, però, Europa e Stati Uniti potrebbero pentirsi delle scelte fatte.

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