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Il decreto Milleproroghe incagliato al Senato: opposizioni sulle barricate per la riapertura della rottamazione e la proroga del concordato

Un emendamento ferma i lavori: termini riammissione per chi non pagato una rata e rinvio dei termini sulla seconda misura. Minoranze verso l'ostruzionismo
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Il decreto Milleproroghe è incagliato in commissione Affari Costituzionali al Senato per una lotta furibonda tra maggioranza e opposizione. Tutto ruota attorno a due misure fiscali che i partiti che sostengono il governo vorrebbero allungare: la rottamazione quater e il concordato preventivo biennale. Un emendamento dei relatori riaprirebbe la prima per chi è decaduto dal beneficio e prorogherebbe i termini del secondo. Così le opposizioni sono salite sulle barricate e la seduta è stata nuovamente rinviata a martedì, a partire dalle 12.

“Se non tolgono il fisco dal tavolo è impossibile procedere”, affermano i capigruppo del Pd in commissione Affari Costituzionali e in commissione Finanze Andrea Giorgis e Daniele Manca, precisando di aver chiesto che la modifica voluta dalla maggioranza venga ritirato oppure si procederà col voto su 1.300 emendamenti. La richiesta di ritirare l’emendamento, secondo quanto si apprende, è condivisa da tutta l’opposizione.

L’emendamento dei relatori prevede la rottamazione quater per chi, non avendo pagato una rata, è decaduto dal beneficio: potrà essere riammesso presentando “entro il 30 aprile” prossimo una nuova dichiarazione di adesione. La misura, si legge nella relazione tecnica, ha un impatto di oltre 126 milioni di euro in dieci anni. Nella proposta spunta anche il rinvio di due mesi – dal 31 luglio al 30 settembre – del termine per aderire al secondo step del concordato biennale. Intanto, visto l’intervento dei relatori sulla rottamazione, sembra a questo punto destinato a non sopravvivere l’unico emendamento leghista rimasto in piedi sulla rottamazione, per riaprire la quater fino a fine 2025, con il pagamento in massimo 18 rate.

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