Il mondo FQ

Passaporto digitale di prodotto: cos’è e come cambierà i nostri acquisti

Commenti

In pochi ormai hanno il coraggio di negare l’importanza della sostenibilità, come concetto e come ambizione. Quando bisogna passare dalla teoria alla pratica, però, le cose si complicano. Concentriamoci sulla moda. Sentiamo ripetere in tutte le salse che è tra i settori più problematici in assoluto e che, come prima cosa, bisogna privilegiare la qualità alla quantità, smettendo di stipare armadi e cassetti con capi d’abbigliamento pagati pochi euro e destinati a finire nella spazzatura dopo due o tre lavaggi. Fin qui, l’assioma è semplice. Assodato questo, cosa comprare e come? Se il prezzo è più alto e il marchio è più prestigioso, significa in automatico che il prodotto è più sostenibile? Le cose non vanno esattamente così. Per fare una valutazione del genere servono informazioni molto più dettagliate sul brand, sulla filiera a cui si affida, sui materiali, sulle eventuali certificazioni. Sì, ma dove trovarle?

Ad oggi non abbiamo ancora etichette sul prodotto che riescano a condividere tutte le informazioni necessarie per poter valutare la sostenibilità del prodotto. Possiamo per adesso recepire le informazioni sul brand che lo commercializza sulle sue pratiche di responsabilità sociale, di monitoraggio e trasparenza della filiera produttiva, di riduzione di impatto dei materiali e processi.

Come molti ormai sanno, l’impatto ambientale e sociale più rilevante per un brand sta nella filiera produttiva di cui questo si avvale: materie prime, filati, pelle, tessuti, accessori, stampa, tintura, confezione e molti altri processi e materiali determinano l’impatto di ogni prodotto. Per questo per un brand è essenziale conoscere, misurare e migliorare gli impatti delle aziende della filiera attraverso le quali sceglie di produrre, per arrivare così a dare trasparenza della catena di produzione.

Ecco dove si inserisce il progetto dell’Unione europea che ha lanciato un nuovo strumento di cui per ora parlano soltanto gli addetti ai lavori ma che, ben presto, diventerà una presenza familiare. Si chiama passaporto digitale di prodotto, anche noto come DPP dall’inglese Digital Product Passport. Come suggerisce il nome, è un documento d’identità del singolo oggetto che viene messo in commercio (che sia una camicia, un paio di scarpe, un set di lenzuola). Basta inquadrare un QR Code, oppure un altro codice simile come un tag NFC o un RFID, per accedere a un registro digitale che contiene tutte le informazioni sul suo ciclo di vita: di quali materiali è composto, da dove proviene, quale percentuale di materie prime è riciclata, quali sostanze chimiche contiene, quanta acqua e CO2 ha consumato la sua fabbricazione, come lavarlo, asciugarlo e stirarlo per far sì che duri il più a lungo possibile, come smaltirlo e riciclarlo e così via.

Avendo a disposizione uno strumento del genere, allora sì che ciascuno e ciascuna di noi ha i mezzi per acquistare in modo consapevole e per far durare più a lungo ogni prodotto anche attraverso la circolarità, modello di allungamento della durata dei prodotti suggerito dalla normativa.

Per ora soltanto alcuni brand hanno introdotto in via sperimentale il Digital Product Passport ma, ben presto, le cose cambieranno. Il merito è del Regolamento sull’Ecodesign per i prodotti sostenibili, approvato ufficialmente dal Parlamento europeo nella primavera dello scorso anno. Come sempre accade con le norme europee, per l’applicazione ci vuole del tempo, anche per dare alle imprese la possibilità di adeguarsi. Per ora si parla della metà del 2027 per l’entrata in vigore dei primi atti delegati. E tra i settori ritenuti prioritari c’è proprio la moda, insieme ai dispositivi elettronici e alle batterie.

Ci sono ancora dei nodi da sciogliere, legati per esempio alla necessità di gestirli con piattaforme interoperabili, cioè in grado di comunicare l’una con l’altra in modo affidabile, sicuro e nel rispetto della privacy. Consideriamo che per le piccolissime imprese della filiera già il semplice fatto di raccoglierli, questi dati, sarà una piccola rivoluzione.

Insomma, il passaporto digitale di prodotto è una bella sfida e le aziende – almeno, quelle più pronte e proattive – ci stanno lavorando, per arrivare preparate al momento in cui diventerà un obbligo. Per arrivarci occorre misurare l’impatto dei propri processi e materiali, attuare buone pratiche di riduzione e connettere gli anelli della produzione digitalmente in sistemi di tracciabilità: una rivoluzione, appunto.

A quel punto, però, la palla passa a ciascuno di noi. Quando finalmente avremo tutte le informazioni che ci servono per valutare l’impatto ambientale e sociale di ciascun prodotto, sapremo anche valutare se il prezzo sul cartellino è figlio soltanto del prestigio del brand oppure se rispecchia gli investimenti che quel brand ha fatto nella propria filiera, alimentando buone pratiche industriali di riduzione di impatto ambientale e sociale. A quel punto non avremo più scuse: spetterà a noi premiare chi agisce in modo responsabile, contribuendo così alla lotta al cambiamento climatico, al miglioramento delle condizioni dei lavoratori, alla protezione della biodiversità ecc.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione