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“La nostra sentenza ha già svuotato la legge, il quesito sull’Autonomia ora risulta oscuro”: i motivi del no della Consulta al referendum

Secondo i giudici, c'è il rischio che la consultazione si risolva "nel far esercitare un’opzione popolare (...) a favore o contro il regionalismo differenziato", previsto dalla stessa Costituzione e quindi non abrogabile
“La nostra sentenza ha già svuotato la legge, il quesito sull’Autonomia ora risulta oscuro”: i motivi del no della Consulta al referendum
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“L’oggetto e la finalità” del referendum sull’autonomia differenziata “non risultano chiari” a seguito della sentenza della Corte costituzionale che a novembre ha svuotato la legge leghista, dichiarandone illegittime le parti centrali. Lo scrive la stessa Consulta nelle motivazioni della decisione con cui ha dichiarato inammissibile il quesito abrogativo dell’interno testo, che era stato depositato da associazioni, sindacati e partiti di opposizione e “salvato” dalla Cassazione dal punto di vista formale. La sentenza di novembre, scrivono i giudici costituzionali, ha “profondamente inciso sull’architettura essenziale” della legge, comportando “il trasversale ridimensionamento dell’oggetto dei possibili trasferimenti alle regioni (solo funzioni e non materie), nonché la paralisi dell’individuazionedei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale. La Consulta infatti aveva definito troppo generica la delega al governo per definire i livelli, ordinando al Parlamento di rifarne una nuova. “Ne discende”, si legge, “che attualmente non c’è modo di determinare i Lep” e pertanto “risulta oscuro l’oggetto del quesito“.

La “rilevata oscurità dell’oggetto del quesito”, proseguono i giudici, “porta con sé un’insuperabile incertezza sulla stessa finalità obiettiva del referendum. Con il rischio che esso si risolva in altro: nel far esercitare un’opzione popolare non già su una legge ordinaria modificata da una sentenza di questa Corte, ma a favore o contro il regionalismo differenziato“. Ammettendo il quesito referendario si avrebbe dunque, secondo la Corte Costituzionale, “una radicale polarizzazione identitaria sull’autonomia differenziata come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo di revisione costituzionale”.

Dichiarato ammissibile in quanto “omogeneo, chiaro e univoco”, invece, il quesito referendario sulla cittadinanza, che punta ad abbassare da dieci a cinque anni il requisito di residenza obbligatoria in Italia per gli extracomunitari. Ok anche a quattro referendum in materia di diritto del lavoro proposti dalla Cgil: abrogazione totale della disciplina sui licenziamenti del Jobs act (già dichiarata in larga parte illegittima dalla Consulta); cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese; eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine; eliminazione dell’esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro.

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