Trump vuol far uscire gli Usa dall’Oms per avere il controllo politico dell’iniziativa umanitaria

Non è la prima volta che le amministrazioni americane utilizzano le organizzazioni delle Nazioni Unite per marcare le proprie differenze ideologiche. A partire dall’elezione di Reagan, ogni amministrazione americana Repubblicana, tra i primi suoi atti (con Bush jr il primo in assoluto), ha bloccato i finanziamenti a Unfpa, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa tra le altre cose di aborto e contraccezione nel mondo. Ogni amministrazione Democratica puntualmente ripristinava tali fondi.
I tagli a Unfpa potrebbero non avvenire con Trump, per un dibattito quasi paradossale tutto interno alla destra americana: siamo più clericali o razzisti? Dovesse prevalere l’ala razzista, aborto e contraccezione, da destra, potrebbero essere considerati funzionali nel medio periodo a “limitare l’invasione dei migranti.” Nessun altro presidente Repubblicano (se non Trump stesso nel primo mandato) aveva mai ritenuto di avviare la procedura di uscita dall’Oms. Salvini scimmiotta come quelli che “vorrei ma non posso”.
In realtà ci sono ottimi motivi per criticare l’Organizzazione Mondiale della Sanità ed Enti Onu affini, evidenziarne i limiti e lottare per riformare e migliorare questa organizzazione, che da quasi 80 anni si occupa a livello multilaterale, globale, scientifico e condiviso della salute dei cittadini del mondo, soprattutto nei paesi in cui i sistemi sanitari sono più fragili. A differenza di ciò che si potrebbe immaginare, nessuno dei funzionari è operativo “sul campo”, nemmeno nei paesi più poveri dove i medici sono pochissimi. Oms e gli enti affini delle Nazioni Unite non gestiscono progetti sanitari. Nei loro annunci di lavoro non troverete la ricerca di un pediatra che faccia il pediatra nell’ospedale di un Paese che non ha pediatri a sufficienza.
Il personale è costituito interamente da gente che lavora in ufficio, produce report e policies, consiglia il ministero locale, raccoglie dati sul lavoro fatto da altri e pianifica strategie per il paese su indicazioni che arrivano dagli uffici regionali o da Ginevra. Le policies di sicurezza interna Un rendono difficili gli spostamenti sul campo per il monitoraggio o per incontrare i propri partner operativi. Soprattutto nei paesi instabili non è inconsueto incontrare funzionari Un che raramente siano usciti dal compound dove vivono e lavorano.
Sarebbe auspicabile un dibattito sul livello di costo-beneficio dei soldi spesi, la burocratizzazione, il costo di funzionamento interno, i benefit: temi veri, che non possono essere lasciati alla propaganda antiscientifica dei populisti, sovranisti che mirano ad indebolire gli organi decisionali collegiali sovranazionali. Il dovere di criticare con amore l’implementazione, senza mettere in discussione il mandato, è oggi ancor più complicato.
Allargando un poco la riflessione, sono davvero tanti gli Enti istituiti dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che hanno in tutto o in parte a che fare con la salute globale: Undp, Unifem, Unv (che ha attori a lavorare sul campo), Unfpa, Unhcr, Unhchr, Unicef, Pam, Unhco e Unaids. Ciò determina sovrapposizioni di ruoli e competenze, che rallentano processi, decisioni e implementazioni di servizi.
Un amico, funzionario ministeriale di un paese africano, responsabile del programma Nutrizione del ministero della Salute, mi raccontava con il sorriso amaro e sarcastico africano sull’ineluttabilità delle cose che lui doveva dedicare troppo del suo tempo per incontrare, spesso separatamente, i tanti responsabili nutrizione delle agenzie Un, ognuno con la propria agenda di priorità, obiettivi da raggiungere, target e indicatori differenti. Simili, ma differenti professionisti dei meeting. Ciò non aiutava a ridurre la malnutrizione.
Quindi i Trump e gli scimmiottatori alla Salvini hanno qualche ragione per uscire, abolire o indebolire l’Oms? Nessuna. Il dovere di migliorare i sistemi sanitari più fragili del mondo e di mantenere una visione scientifica e condivisa nei rischi globali diventa ancora più complicato da nemici potenti. Come si critica senza risultare fiancheggiatore dei sovranisti? Quando Minniti per la prima volta espresse il concetto di un codice di condotta per le Ong, vi erano ingenui come me che speravano che quel ragionamento portasse ad un approfondimento tra le tante Ong che lavorano in maniera efficiente e competente e coloro che invece non hanno queste caratteristiche. L’obiettivo era ed è invece maledettamente un altro. Il controllo politico dell’iniziativa umanitaria, o in questo caso sanitaria, a fini elettorali.
Sganciare le scelte sanitarie italiane o statunitensi dal mondo Oms può significare la messa in discussione di ciò che più di tutto ha, da sempre, migliorato la salute delle persone: il metodo scientifico, e la indignazione verso le ingiustizie che rendono il diritto alla sanità, ancora nel 2025, un privilegio per pochi. Perché comunque, come potete verificare su www.who.int, da quella pletora di office people emergono, per ogni singolo problema o malattia di salute globale, protocolli e procedure adeguati, utili a chi sul campo continua toccare i malati, tentare diagnosi, insomma, provare a curare.