“Nell’anno 2024, su un totale di 314 omicidi volontari (in calo dell’8% rispetto ai 340 dell’anno precedente e ai 328 del 2022), quelli maturati in ambito familiare o affettivo ammontano a 151 e in 96 casi hanno come vittima una donna”. È un passaggio del discorso pronunciato dalla Prima Presidente della Corte Suprema di Cassazione, Margherita Cassano, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario. “I dati – aggiunge – continuano a essere allarmanti, in quanto espressione di una perdurante, angusta concezione della donna quale oggetto di possesso e dominio da parte dell’uomo”. Nel corso del corso del suo intervento la presidente ha anche stigmatizzato l’alto numero di morti sul lavoro, definendolo “inaccettabile”. Si tratta di cifre, ha spiegato Cassano, “purtroppo assai eloquenti, ma non sufficienti a descrivere la dimensione del fenomeno cui concorrono anche gli “infortuni sommersi” che non vengono denunciati all’Inail proprio a causa della natura irregolare del rapporto di lavoro, oppure per paura di ritorsioni, ovvero per il timore di cagionare conseguenze negative al datore di lavoro”. L’autorità giudiziaria “interviene al termine di queste situazioni patologiche, quando ormai si sono verificate conseguenze per lo più irreversibili che possono trovare un valido argine solo in una forte azione preventiva“.
“È alta, chiara e forte la denuncia delle tragedie sul lavoro con cui la presidente della Cassazione ha aperto l’anno giudiziario”, commenta Bruno Giordano, giudice della Suprema Corte ed ex presidente dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl). “Negli anni Novanta vi erano presidenti che di fronte ai morti sul lavoro parlavano di fatalità. Ora finalmente si punta l’indice sulle logiche economiche, sulla precarietà e l’irregolarità del lavoro che favoriscono lavoro irregolare, nero, simulato, grigio. Mille morti in 11 mesi sono un dato che pesa non solo sulla coscienza di datori di lavoro, ma sulle istituzioni che dovrebbero assicurare una vera prevenzione. Cassano ha messo in luce il mancato riordino normativo degli organi di vigilanza, l’assenza di collegamenti tra le banche dati, l’omessa alimentazione del portale nazionale del sommerso – di recente ancora rinviato dal ministro del Lavoro – la diversa modulazione degli organici degli ispettori delle Asl. Ma soprattutto ha criticato i recenti interventi normativi come l’obbligo di preventiva comunicazione dell’ispezione, la diffida amministrativa che in pratica svuota di deterrenza le sanzioni e incentiva l’illegalità del lavoro”.