Più soldi e più partite, ovviamente. Ma anche spettacolo, emozioni, persino sorprese. Non era solo uno slogan: arrivati all’ultima giornata di questo primo girone, possiamo dire che la nuova Champions League è davvero “super”. Alzi la mano chi, non solo cinque anni fa ma anche cinque mesi fa, quando fu approvato il format, e poi all’esordio a settembre, non aveva storto il naso. Addio ai cari vecchi gruppi e alle partite andata e ritorno, una classifica unica con avversari random, uno strano meccanismo di qualificazione con playoff a tabellone tennistico. Insomma, un gran mischione, che sembrava pensato esclusivamente per allungare il brodo e spremere ancora più soldi da un mercato saturo. E di sicuro l’obiettivo principale della riforma era e rimane questo. Ma l’effetto è stato l’esatto opposto.
Messa alla prova del campo, la nuova Champions sta spazzando via i dubbi e le obiezioni anche legittime che erano state sollevate. La fase iniziale dell’edizione attuale è senza ombra di dubbio migliore di tutte quelle che l’hanno preceduta negli ultimi anni. Semplicemente perché diversa, niente a che paragonare. Partiamo dalla differenza strutturale, che più lasciava perplessi: il superamento dei vecchi gironi, che non rimpiange nessuno. In passato, la prima fase era una mera formalità per quasi tutte le big, già virtualmente qualificate dopo quattro o addirittura tre partite, con gli ultimi incontri che diventavano spesso una passerella. Adesso no, tutti devono giocare tutte le partite fino all’ultimo, per guadagnarsi il passaggio del turno.
L’ultima giornata, 18 match, tutti in contemporanea, vista l’impossibilità di scavare grossi divari in classifica, sarà un’autentica tonnara, dove basterà vincere o pareggiare una partita, o addirittura soltanto segnare o subire un gol, per balzare avanti o indietro di diverse posizioni. Impossibile fare calcoli, scegliersi gli avversari, anche gli accoppiamenti agli ottavi saranno completamente imprevedibili e il play-off supplementare aggiungerà un turno ad eliminazione diretta che riserverà ulteriori emozioni.
Effetti collaterali e indesiderati. L’ulteriore intasamento del calendario, che ha raggiunto livelli ormai insostenibili con partite davvero ogni tre giorni (ma non sono queste due in più a rompere l’equilibrio, il problema andrebbe affrontato complessivamente). È stata criticata la componente aleatoria, per le avversarie tutte diverse che condizionano tanto la difficoltà del percorso di ciascuna squadra, ma in fondo era lo stesso, forse peggio, con i gruppi, materasso o di ferro a seconda dei sorteggi. Il peso probabilmente eccessivo assegnato alla differenza reti per la qualificazione, che però è anche una delle ragioni per cui si è segnato così tanto, e soprattutto si è giocato fino all’ultimo, senza “garbage time”. Da ciò deriva in parte anche un’altra criticità: il divario fra grandi e piccole d’Europa, che non è mai sembrato così eccessivo con alcuni punteggi tennistici registrati in quest’edizione. Ma anche qui, più che del format allargato (alla fine delle 36 squadre soltanto un paio tipo Slovan Bratislava e Young Boys sono apparse davvero inadeguate), è il frutto del maggior impegno delle big, che per migliorare la differenza reti non alzano il piede dall’acceleratore come facevano in passato.
Alla fine, la vera, grande remora nei confronti della Super Champions era che avrebbe favorito ulteriormente le big, con più partite a disposizione e il tabellone tennistico nella fase ad eliminazione, aumentando il margine d’errore e quindi riducendo lo spazio per le outsider. Ma se il Bayern Monaco è fuori dalle prime otto, se Real Madrid e Psg rischiano, se oggi addirittura il Manchester City di Guardiola sarebbe eliminato, insomma, se ci sono pure le sorprese (vedremo se è stata un’anomalia di quest’edizione d’esordio o si confermerà nei prossimi anni), allora la formula è davvero indovinata. Certo, sempre all’interno delle logiche del calcio moderno, a chi non piacerebbe tornare alla vecchia Coppa dei Campioni, con solo le vincitrici dei tornei nazionali qualificate e tutte sfide ad eliminazione diretta. Non accadrà mai e allora accontentiamoci della nuova “Super Champions”. Aleksander Ceferin e la Uefa hanno fatto centro ancora una volta. Con buona pace delle vedove della Superlega.