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Lgbt, musica e colonialismo: tre letture di genere

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“L’omosessualità era dipinta come un mostro ben più grande di quanto sospettato inizialmente, uno che non solo divorava tutti i ballerini di danza classica e qualche attore, ma che grattava con l’artiglio anche le porte di casa di presunti cittadini rispettabili. Ovunque si vociferava che gli effemminati avrebbero conquistato l’Inghilterra. Per dimostrare di avere preso il pronostico sul serio, la polizia iniziò a ripulire il West End.”

Il funzionario nudo, di Quentin Crisp (traduzione di Sara Reggiani e prefazione di Michele Masneri; Accento), è forse l’opera più rappresentativa di quello che è stato considerato dalla critica internazionale come l’Oscar Wilde del Novecento. Scritto nel 1968, si tratta di un memoir esilarante e coraggioso di una vita sempre fuori dal comune. Nato nel 1908 in una famiglia della classe media a Sutton, nel Surrey, con il nome di Denis Pratt, Quentin Crisp venne mandato in un collegio nel Derbyshire per poi trasferirsi a Londra negli anni Venti e lavorare come modello, grafico e prostituto, ma il suo aspetto e i suoi modi erano malvisti dalla società “rispettabile”. Il funzionario nudo racconta questo percorso, dalla precoce presa di coscienza dell’autore alla sua resilienza nei confronti delle convenzioni e del perbenismo della sua epoca. Un libro di aneddoti, ilare e pirotecnico, nel quale le descrizioni di famigliari, amici e amanti rivelano una vena umoristica fuori dal comune che rendono inconfondibile lo stile dello sgargiante e impavido Quentin Crisp.

“Ovviamente c’erano altri artisti gay, lesbiche e bisessuali nell’industria musicale prima di David e Dusty. Solo pochi anni prima delle dichiarazioni dei due idoli pop, Brian Epstein, manager dei Beatles, era morto a causa di un’overdose accidentale. Il suo consumo eccessivo di pillole era dovuto anche a un’omosessualità vissuta in segreto, e alle pressioni di persone che lo ricattavano, tra cui un ex amante: l’attore Dizz Gillepsie, ormai senza lavoro.”

David Bowie made me gay. 100 anni di musica queer, di Darryl W. Bullock (traduzione di Sara Boero; Il Castello Editore), è un testo esaustivo, ben documentato, che narra le storie di artisti Lgbt di fama internazionale. Dalla nascita del jazz nel quartiere a luci rosse di New Orleans, attraverso gli anni del rock ‘n’ roll, gli Swinging Sixties e i giorni della disco dance degli anni Settanta, fino al pop moderno, all’elettronica e al reggae, il libro di Bullock vuole affermare che la comunità Lgbt ha svolto un ruolo cruciale nella musica moderna. Da Billie Holiday e Dusty Springfield a Frankie Goes to Hollywood e George Michael, sono molti gli artisti che si rincorrono nelle pagine del commovente, nostalgico e provocatorio David Bowie made me gay. E, a proposito di The Thin White Duke: Bowie è posizionato all’inizio del libro poiché visto come una sorta di ponte sulle diverse sottoculture queer dai tempi dell’esibizione del 1972 a Top of the Pops, quando Ziggy Stardust spiegò al mondo il glam rock e gli diede dignità e affermazione sociale.

“Se allora fossi stata più indipendente nel mio pensiero, avrei riflettuto sulla faccenda fino a giungere a una conclusione. Ma a quei tempi mi veniva facile lasciare i pensieri aggrovigliati, le loro questioni in sospeso. Non volevo esplorare i labirinti insidiosi in cui conducevano tali pensieri. Non volevo arrivare alla fine di quei labirinti, perché lì, sapevo, avrei trovato me stessa e temevo di non riconoscermi dopo aver imboccato tante direzioni confuse.”

Nevrosi, di Tsitsi Dangarembga (traduzione di Stefano Pirone; Pidgin Edizioni), considerato uno dei cento romanzi che hanno cambiato il mondo secondo la Bbc, è stato il primo libro pubblicato da una donna di colore dello Zimbabwe. Il romanzo semi-autobiografico si concentra sulla storia di una famiglia Shona nella Rhodesia postcoloniale degli anni Sessanta, mettendo in luce la struttura patriarcale della società rhodesiana, e della difficoltà per le donne di assumere un ruolo autonomo e indipendente dal volere e dalle costrizioni dei padri, della scuola, della religione, delle strutture coloniali. E proprio il colonialismo è un altro tema importante nel romanzo identificato nella fissazione di una delle protagoniste della storia per l’istruzione scolastica e, nell’altra nella difficoltà di reintegrarsi in una società così diversa da quella che aveva sperimentato in Inghilterra dove i genitori si erano trasferiti per molti anni. Nevrosi è un romanzo duro ed evocativo capace di trasmettere le difficoltà di genere e i vari livelli della sottomissione razziale e di classe.

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