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Il paese con le scuole inagibili da sette anni, ora rischia di perdere i fondi Pnrr: “Serve più tempo, così il piano Marshall va in fumo”

I lavori devono essere terminati entro un anno e mezzo dall'apertura del cantiere, pena la restituzione dell’intera somma ricevuta. La denuncia del primo cittadino del Senese: "Non finiremo mai in tempo. E altri hanno lo stesso problema"
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Per decine di amministrazioni il Pnrr sull’edilizia scolastica rischia di trasformarsi in un buco nell’acqua: il motivo sta nei tempi ristretti previsti dal Piano, che nella maggior parte dei casi non lasciano alcuna possibilità di eseguire gli interventi previsti. Per avere un esempio pratico basta parlare con il primo cittadino di Abbadia San Salvatore (Siena), Niccolò Volpini, che per primo ha sollevato la questione in Toscana. I seimila abitanti del suo paese, ottocento metri sul livello del mare in provincia di Siena, attendono da oltre sette anni una nuova scuola primaria e secondaria di primo grado, dopo che il vecchio edificio è stato dichiarato inagibile da passate amministrazioni.

Ma ora rischiano di perdere i fondi europei stanziati a questo scopo: in base alle norme, infatti, l’opera dev’essere terminata (collaudo compreso) entro il termine non prorogabile di un anno e mezzo dall’apertura del cantiere, pena la restituzione dell’intera somma ricevuta. Una tagliola che non minaccia solo Abbadia San Salvatore, ma anche altri nove Comuni toscani che si sono aggiudicati il secondo bando Pnrr sulle scuole. Tant’è che mercoledì Volpini, dopo un incontro con l’assessora regionale all’Istruzione Alessandra Nardini, ha avuto garanzie che la questione sarà posta in Conferenza Stato-Regioni per verificare se il problema – come ritengono i sindaci – riguarda anche altre realtà in Italia.

Non solo. Nei giorni scorsi il primo cittadino ha scritto con altri colleghi una lettera al ministero dell’Istruzione e ai vertici della Regione Toscana chiedendo un intervento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e del vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto, affinché ottengano una proroga: “È interesse di tutti trovare una soluzione per procedere con la realizzazione degli interventi. Ci permettiamo di proporre una possibile soluzione: avviare gli interventi e lavorare per l’ottenimento di una proroga dei tempi a livello europeo, con la possibilità che il ministero, la Regione e da ultimo i Comuni e le Province possano garantire la copertura della spesa nel caso si prospettasse l’applicazione dei meccanismi sanzionatori (per il non rispetto dei termini e la completa restituzione delle somme ottenute) previsti negli accordi di concessione dei finanziamenti”.

In altre parole: serve una proroga di tre o quattro anni, perché i termini indicati dal Pnrr, che impongono la conclusione dei lavori entro il 31 marzo 2026 e il certificato di collaudo entro il 30 giugno, sono troppo limitanti. “Nel mio comune”, racconta Volpini al fattoquotidiano.it, “la vecchia scuola era in disuso dopo essere stata dichiarata inagibile dal 2008, e da allora i ragazzi sono ospitati in un fabbricato. Non è certo un container, ma vorremmo una struttura efficiente, green, in stile montessoriano. Lo scorso anno abbiamo avviato la demolizione dell’edificio abbandonato: il progetto iniziale prevedeva una spesa di 11 milioni e 655mila euro che abbiamo ottenuto dal Pnrr. I tecnici hanno dovuto poi adeguare il tutto ai nuovi listini prezzi e il costo dell’opera è lievitato a circa 13 milioni e 800mila euro. Al momento abbiamo coperto la spesa con 700mila euro dalla Regione Toscana e 1 milione e 200mila dal Gse, il Gestore dei servizi energetici. Ora ci troviamo in una situazione in cui, se anche dovessimo iniziare i lavori, non finiremmo mai in tempo e perderemmo il finanziamento”.

Il sindaco è pronto a tutto pur di dare una nuova scuola al suo paese, ma se i fondi del Pnrr dovessero saltare le risorse andrebbero trovate altrove. “Qui più che un piano Marshall rischiamo una bolla di fumo se non si interviene. Ho fatto una disamina della situazione e, su 11 Comuni toscani che hanno ottenuto il finanziamento Pnrr, almeno nove sono nelle nostre condizioni. Non si tratta di destra o sinistra, ma di prendere in considerazione il fatto che l’Italia non è la stessa in pianura Padana o sul monte Amiata. Costruire in queste zone montuose è un’operazione che va fatta bene e con i tempi giusti”.

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