Per Cecilia Sala l’incubo del carcere iraniano è durato 21 giorni, in Egitto per Alaa El Fattah sono passati oltre 5 anni e la sua liberazione è ancora solo una speranza per coloro che lo sostengono, amici e famigliari, a partire dalla madre Laila Soueif che a 68 anni e’ ormai in sciopero della fame dal 30 Settembre, la data in cui l’attivista dalla doppia cittadinanza britannico-egiziana sarebbe dovuto uscire di prigione dopo aver scontato la condanna a 5 anni di detenzione infertagli dalle autorità del Cairo. Laila ha già perso 23 kg ma finché la sua salute non cederà o il figlio sarà finalmente liberato continuerà la sua protesta.
Alaa El Fattah, prigioniero politico che da anni si oppone ai regimi dittatoriali egiziani, resta in carcere ad oltranza, tra il fallimento della diplomazia britannica e dei governi conservatori che hanno preceduto l’arrivo di Keir Starmer al governo. Ora la famiglia sta montando pressioni sulla nuova amministrazione laburista, ricordando al nuovo premier e al ministro degli Esteri David Lammy le promesse fatte in campagna elettorale. Ogni mattina dalle 10 alle 11, Laila starà davanti a Downing Street, seduta su una seggiolina da campeggio con un the caldo tra le mani, come unico sostegno contro le rigide temperature, il vento e la pioggia dell’inverno londinese.
Laila, come sta?
Sono in sciopero della fame da 107 giorni e sto ancora in piedi, che e’ un miracolo di per sé, ma sono molto più debole, più lenta e irritabile, e più facile alle lacrime o a reagire in modo irrazionale.
Perché Alaa è in prigione?
Alaa è un prigioniero politico, è stato sbattuto dentro e fuori di prigione dal 2013 ma l’ultimo arresto è avvenuto il 29 settembre del 2019 e dopo due anni di detenzione pre-processo, è stato condannato per aver diffuso notizie false, ha ripostato su Facebook la notizia di un prigioniero morto a seguito delle torture subite in carcere, ma il post non era neanche suo quindi è stata tutta una scusa per imprigionarlo. Negli ultimi 11 anni io sto dietro ai miei figli, Alaa e la sorella anche lei arrestata per aver manifestato per la sua liberazione, corro da una prigione ad un’altra, da questo a quel tribunale ma adesso non posso più andare avanti così. Alaa ha un figlio autistico che ora ha 13 anni ed è stato privato delle cure del padre di cui ha tanto bisogno. Ha passato tutta l’infanzia senza Alaa e ora che è adolescente ha ancora più bisogno di lui.
Alaa ha la doppia cittadinanza. Cosa sta facendo il governo britannico per tirarlo fuori?
Il governo britannico è in contatto con quello egiziano, le ultime notizie sono che il premier Starmer ha scritto al presidente al-Sisi due lettere ma non abbiamo ancora avuto alcuna risposta. Ovviamente devono fare di più, io devo vedere dei risultati concreti. So che i due governi sono alleati e hanno molti interessi comuni, di sicuro il signor Starmer potrebbe avere molti argomenti per persuadere il signor Sisi a rilasciare Alaa, gli egiziani devono temere che se non risolveranno questo caso gli accordi commerciali e gli interessi comuni con il Regno Unito non andranno avanti. So che il governo britannico è molto preoccupato e vogliono che venga rilasciato, ma devono prendere azioni più decise.
Cosa vorrebbe che facesse Starmer?
Il premier deve convincere direttamente il presidente egiziano perché solo il via libera di al- Sisi può far rilasciare Alaa. Sfortunatamente il governo britannico ha perso troppo tempo a parlare con il ministero degli Esteri del Cairo, ma le cose non funzionano così in Egitto, si fanno dall’alto. Senza il segnale verde del presidente il rilascio non sarà autorizzato, quindi Stamer deve trovare un modo per spingerlo, facendo leva sugli interessi comuni dei due paesi. Alaa non è pericoloso per il regime egiziano, deve uscire.
Ma perché serve tutto questo tempo?
Principalmente perché il regime egiziano è molto paranoico nei confronti di chi si oppone e non si fa piegare. Dopo gli eventi in Siria adesso sono ancora più paranoici. E poi non vogliono che nessuno esca di prigione. Un’amica e collega, un’altra professoressa universitaria, pur essendo giudicata innocente al processo dal 2018 è ancora in prigione. Non vogliono rilasciare nessuno.
Ma allora la grazia ed il rientro in Italia di Patrick Zaki? E cosa pensa del caso di Cecilia Sala, e della la sua liberazione dall’Iran?
Gli italiani hanno spinto il governo iraniano in fretta, e hanno saputo come fare. Sfortunatamente i britannici sono lenti, fanno un piccolo passo alla volta per esperire tutte le minime procedure diplomatiche, ma questo non funziona con il governo egiziano.
I suoi figli, incluso Alaa hanno paura per la sua salute. Perché fa tutto questo e quanto continuerà?
Ogni madre farebbe di tutto per i figli. Io andrò avanti finché Alaa sarà liberato o collasserà. Non posso tornare indietro, perché con il regime egiziano non sarebbe solo ripartire da zero, ma vorrebbe dire tornare a meno di zero.
Starmer vive giusto dietro quel cancello alle nostre spalle. Lui o il ministro degli Esteri Lammy sono mai venuti a incontrarla?
David Lammy mi ha dato appuntamento nel suo ufficio, quando dimostravo davanti al ministero degli Esteri. Ancora non ho incontrato il primo ministro ma ho cominciato questa campagna davanti a Downing Street solo da due giorni. Sarebbe bello se uscisse a incontrarmi. Ma la cosa più importante è che si attivi con Al-Sisi in Egitto.
Come sta Alaa? E’ un cella di isolamento?
No, ha due persone nella sua cella e quando esce per fare esercizi in cortile ne incontra altre cinque. Ma nella sua cella ci sono videocamere che filmano in continuazione, le visite durano solo 20 minuti da dietro un vetro e parlando da un microfono mentre tutto viene registrato, quindi è sotto stretta sorveglianza. Ma per gli standard egiziani le sue condizioni sono accettabili, ci sono situazioni molto peggiori.
Quanto sono grandi le sue speranze?
Sono sicura che Starmer riuscirà a fare pressione su Al Sisi, e so che Alaa sarà rilasciato. Quello che non so è la tempistica, c’è una concreta possibilità che io crollerò prima. Non voglio che accada, non voglio lasciare ai miei figli la memoria di una madre martire, vorrei che a loro restasse il ricordo di una madre amorevole (Ci aveva avvertiti che dopo 107 giorni senza mangiare si commuove facilmente, ora Laila scoppia a piangere, ndr). Ogni volta che mi siedo qui penso alla mamma di Giulio [Regeni, ndr] almeno io faccio tutto questo per un figlio che è vivo. E’ tanto difficile, ma ogni volta penso alla signora Regeni e il mio cuore si spezza per lei e per tutte le madri che hanno perso un figlio.