È già tornato a Teheran Mohammad Abedini Najafabadi, 38enne ingegnere e imprenditore svizzero-iraniano arrestato in Italia su richiesta degli Usa e liberato domenica dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Esmaeil Baqaei, portavoce del ministero degli Esteri, ha annunciato il rilascio del signor Mohammad Abedini Najafabadi, un cittadino iraniano detenuto in Italia, ed il suo ritorno in patria”, si legge in una nota della diplomazia iraniana, citata dall’agenzia statale Irna. Il portavoce ha espresso “soddisfazione” e “apprezzamento” per la “collaborazione di tutte le parti interessate”, sottolineando che il ministero “non rinuncia ai diritti dei cittadini iraniani all’estero”.
Già subito dopo la notizia della scarcerazione, il ministero della Giustizia iraniano aveva parlato di “un malinteso” e annunciato che Abedini sarebbe rientrato nel suo Paese in poche ore: “Grazie al monitoraggio del ministero degli Affari esteri della Repubblica Islamica e ai negoziati tra le unità competenti del ministero dell’Intelligence della Repubblica islamica dell’Iran e i servizi segreti italiani il problema è stato risolto e ha portato al suo rilascio e al suo ritorno”.
L’ingegnere è accusato dalle autorità statunitensi di aver fornito ai Pasdaran iraniani componenti elettronici usati per realizzare un attentato contro militari in Giordania. La sua vicenda è strettamente legata a quella di Cecilia Sala, giornalista italiana arrestata a Teheran il 19 dicembre e liberata mercoledì scorso dopo venti giorni di reclusione nel famigerato carcere di Evin. Nordio ha però fatto sapere oggi che i reati di cui Abedini è accusato “non trovano corrispondenza” nell’ordinamento italiano e, pertanto, “non ci sono le condizioni per l’estradizione negli Usa”. Un passo, quello del ministro, arrivato a una settimana esatta dal volo a sorpresa della presidente del Consiglio in Florida: qui, a Mar-a-Lago, Giorgia Meloni ha incontrato il presidente eletto Donald Trump.