La vittoria dell’estrema destra filo-russa al primo turno delle Presidenziali rumene fa correre i partiti pro-Ue ai ripari. Così, sfruttando l’annullamento del voto per “ingerenze russe” deciso dalla Corte Costituzionale di Bucarest, le formazioni che guardano più a Bruxelles che a Mosca hanno deciso di ripresentarsi alle urne unite per evitare una nuova dispersione dei voti. Hanno così raggiunto un accordo per formare una maggioranza di governo che escluda la destra e potenzialmente sostenga un unico candidato.

Non è ancora chiaro quando potranno mettere in atto il loro piano, anche se da quanto emerge le elezioni potrebbero essere ripetute a marzo 2025. Il tutto salvo contestazioni. La decisione della Corte ha infatti scatenato le proteste delle formazioni che avevano avuto accesso al secondo turno, nello specifico l’indipendente estremista Călin Georgescu e la filo-Ue candidata di Salviamo la Romania, Elena Lasconi. Il primo, nelle ore successive alla decisione dei giudici e dopo essere risultato in vantaggio al primo turno col 23% dei consensi, ha parlato di “un golpe in piena regola” e si è poi presentato l’8 dicembre ai seggi come gesto di protesta: “Sono venuto qui per manifestare tutta la mia tristezza per l’annullamento di ciò che sta alla base dei valori del popolo rumeno, vale a dire il diritto alla democrazia e il diritto al libero voto – ha dichiarato – Oggi è la Giornata della Costituzione, ma in Romania non vi è ormai più nulla di costituzionale”. Anche Lasconi, poco dopo la decisione della Corte, ha parlato di una mossa “illegale, immorale e che schiaccia l’essenza stessa della democrazia”: “Avremmo dovuto andare avanti con il voto, avremmo dovuto rispettare la volontà del popolo rumeno. Che ci piaccia o no, da un punto di vista legale e legittimo 9 milioni di cittadini rumeni, sia nel Paese che nella diaspora, hanno espresso la loro preferenza per un determinato candidato attraverso il loro voto. Non possiamo ignorare la loro volontà”. Una posizione che, oggi, è molto meno netta: la possibile formazione di una coalizione pro-Ue la lancia come principale candidata alla presidenza della Romania.

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