Il Parlamento della Corea del Sud ha bocciato la mozione di impeachment nei confronti del presidente Yoon Suk-yeol presentata dalle opposizioni dopo il caos scaturito dalla proclamazione due giorni fa della legge marziale, ritirata poche ore dopo per bocciatura parlamentare. Non è stato raggiunto il necessario quorum dei 200 voti. Sarebbero serviti almeno otto voti tra i 108 del People Power Party. Ma il partito conservatore, di cui fa parte lo stesso Yoon, dopo averlo scaricato chiedendone le dimissioni oggi ha deciso di boicottare la mozione: i suoi deputati hanno abbandonato l’aula. Solo tre i disubbidienti che si sono espressi comunque.
L’Assemblea nazionale ha stabilito che se il numero di deputati che hanno votato non raggiungerà i 200, la mozione sarà eliminata a mezzanotte senza che le schede vengano contate. Il Partito democratico sudcoreano comunque intende riprovarci alla prossima sessione del Parlamento. Secondo quanto riportato da Yonhap News, un nuovo disegno di legge di impeachment sarà proposto l’11 dicembre e sottoposto a votazione il 14.
Il portavoce di People Power Party, Shin Dong-uk, ha spiegato la defezione – “tradimento” secondo l’opposizione – con la volontà di evitare il ripetersi di una “tragedia della paralisi degli affari di stato e della sospensione del governo costituzionale” come quella andata in scena nel 2016 quando passò la mozione di impeachment per la presidente Park Geun-hye. Il partito sostiene di voler trovare un modo “più ordinato e responsabile” dell’impeachment per risolvere la crisi: l’obiettivo sarebbe convincere Yoon a lasciare “spontaneamente”. Intanto però a dimettersi è stato Han Dong-hoon, il leader del partito.
La bocciatura della mozione è stata accolta con delusione dalla folla che si era radunata davanti al Parlamento: 150mila per la polizia, oltre un milione per gli organizzatori della manifestazione. Tutti lì per chiedere le dimissioni di Yoon. Hanno aderito alla protesta la Confederazione coreana dei sindacati (Kctu) e vari gruppi civici da tutto il Paese, tra cui quelli di Gwangju, Daejeon e Busan. Gli organizzatori hanno promesso di non fermarsi fino a quando Yoon “sarà punito” e rimosso dall’incarico. Per ora, comunque, i manifestanti si sono dispersi pacificamente.
Alle 10 di questa mattina il presidente, in un discorso pubblico televisivo tenuto dall’ufficio presidenziale sette ore prima che l’Assemblea nazionale votasse sulla mozione, per salvarsi ha sostenuto che la sua mossa è stata dettata dal fatto di avvertire la responsabilità ultima del governo nazionale. “Tuttavia, il processo ha causato ansia e disagio al pubblico”, ha ammesso. “Mi scuso sinceramente con i cittadini che devono essere rimasti sorpresi“. Infine, prima di un lungo inchino, ha spiegato di non voler sottrarsi “alla responsabilità legale e politica” di quanto accaduto e ha promesso di non rifarlo mai più.
Le scuse “non rispondono alle aspettative dell’opinione pubblica e la tradiscono ulteriormente”, ha commentato il leader dell’opposizione sudcoreana, Lee Jae-myung. “Il rischio più grande per la Corea del Sud in questo momento è l’esistenza del presidente stesso. Non c’è altra strada che una fine anticipata dell’amministrazione Yoon attraverso le dimissioni o l’impeachment”.