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Economia russa surriscaldata dalla forte domanda, la Banca centrale alza il costo del denaro al 21%

Economia russa surriscaldata dalla forte domanda, la Banca centrale alza il costo del denaro al 21%
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La Banca centrale russa ha aumentato dal 19% al 21% il costo del denaro. Si tratta di un valore record motivato dalle difficoltà che le autorità monetarie del paese stanno incontrando per contenere l’inflazione. “L’inflazione, spiega la banca centrale, si mantiene considerevolmente al di sopra delle previsioni di luglio e le aspettative inflazionistiche continuano a crescere”. Il carovita è intorno all’8,6%, il doppio rispetto al valore considerato ottimale.

Sempre secondo la Banca centrale tra le principali cause vi sono l’espansione della domanda interna, che “supera significativamente le capacità di espandere la fornitura di beni e servizi”. La domanda interna è sostenuta dai prestiti, dall’aumento dei salari e dall’incremento della spesa per il conflitto. Martedì scorso il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo le stime sulla crescita russa nel 2024 (da + 3,2% a + 3,6%) e ridotto quelle relative al 2025 (da + 1,5 a + 1,3%).

Alla decisione della banca centrale è seguita una conferenza stampa della governatrice Elvira Nabiullina. “La possibilità di aumentare il tasso nella prossima riunione dipenderà dai dati che riceveremo: sulla crescita dell’economia, sull’inflazione, sulle aspettative di inflazione, sull’incremento dei prestiti. Consideriamo la possibilità di un ulteriore aumento del tasso a dicembre”, ha detto. La governatrice ha sottolineato come le attese per l’inflazione siano cresciute. “La banca centrale ora prevede che l‘inflazione tornerà al suo obiettivo nel 2026 anziché nel 2025″. “Continueremo ad avere uno squilibrio tra domanda e offerta”, ha proseguito Nabiullina rimarcando come l’occupazione continui ad aumentare ed escludendo scenari di recessione per l’economia nel suo complesso.

La banca centrale aveva più che raddoppiato il tasso, portandolo al 20% in una riunione di emergenza tenuta nei giorni immediatamente successivi all’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022. I tassi erano poi gradualmente scesi fino al 7,5% per restare su questo livello per circa un anno. La nuova stretta è iniziata nel luglio 2023.

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