Il sei per cento degli adulti italiani riferisce di avere sintomi depressivi, una quota in calo nella popolazione generale. Ma uno su tre non chiede aiuto. In particolare problemi depressivi sono frequenti in gravidanza e nel periodo postnatale, tanto che ne soffre una donna su cinque, ma per loro non c’è sufficiente supporto da parte dei Dipartimenti di Salute mentale. Lo affermano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra oggi, 10 ottobre.

“Maggiori sintomi con l’avanzare dell’età” – I sintomi depressivi si manifestano, in chi ne soffre, quasi 10 giorni al mese e limitano nelle attività quotidiane per quasi 8 giorni al mese. Secondo i risultati delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento, sono generalmente più frequenti fra le donne (7%), fra le persone in difficoltà economiche (19%) e affette da patologia cronica (11%). Solo il 65% delle persone intervistate che riferiscono sintomi depressivi però ricorre all’aiuto di medici o operatori sanitari. In generale, dal 2008 ad oggi, la prevalenza di chi ne soffre si è ridotta. I sintomi depressivi diventano più frequenti anche con l’avanzare dell’età: la percentuale raggiunge il 14% dopo gli 85 anni.

Attenzione particolare va data alle donne incinte e alle neomamme. È stato appena pubblicato sulla rivista European Psychiatry un articolo frutto della collaborazione tra ricercatori dell’Iss e della London School of Economics, che descrive il supporto disponibile nei Dipartimenti di Salute Mentale italiani per le donne con disturbi mentali perinatali, confrontandolo con le linee guida internazionali. Ne è emerso che solo il 58% dei Dipartimenti offre un counselling preconcezionale e il 54% non ha un professionista di riferimento per la psicofarmacoterapia durante la gravidanza e l’allattamento. “I risultati segnalano – spiega Ilaria Lega, che ha coordinato lo studio – l’urgenza di rendere disponibili nei servizi di salute mentale formazione specifica e personale” per “promuovere la salute di almeno due generazioni”.

La tendenza a sottovalutare la gravità del disturbo – In Italia oltre 3,5 milioni di persone soffrono di disturbi depressivi e negli ultimi anni si è registrato un incremento significativo delle diagnosi, con un aumento del 30%. L’Oms ha lanciato un allarme globale, definendo la depressione come la principale causa di disabilità nel mondo e si prevede che, entro il 2030, diventerà la malattia mentale più diffusa. Ma quanto sono consapevoli gli italiani dei disturbi mentali? L’ultima rilevazione dell’istituto di ricerca Swg traccia un quadro contraddittorio della percezione e della conoscenza della depressione nel nostro Paese. Sebbene più della metà degli intervistati la riconosca come una vera malattia, tre italiani su 4 la associano ancora ad uno stato temporaneo, ritenendo che ‘capiti a tutti di sentirsi depressi di tanto in tanto’. Questo fraintendimento spesso porta a sottovalutare la gravità del disturbo. Due italiani su 3 pensano infatti che sia sufficiente distrarsi e fare qualcosa di divertente e coinvolgente, mentre il 67% crede che cambiare lo stile di vita, eliminando i possibili fattori scatenanti, sia una soluzione per affrontare la depressione.

Lo stesso divario tra conoscenza e azione si evidenzia quando si parla dei sintomi. Da un lato, la conoscenza dichiarata dei sintomi della depressione risulta molto elevata: la perdita di interesse nelle attività quotidiane (86%), le difficoltà nelle relazioni sociali (88%), la bassa autostima (78%), i problemi legati al sonno (81%), le variazioni nell’appetito (77%), la stanchezza cronica (73%) e le difficoltà di concentrazione (69%). Dall’altro lato, però, il 63% delle persone, sospettando l’insorgenza dei primi sintomi, preferirebbe attendere un po’ di tempo per capire se si tratta di una fase passeggera. Di fronte al dubbio che qualcuno soffra di depressione – si legge nel report – solo 1 persona su 2 crede che ci si dovrebbe rivolgere ad uno psicologo o al proprio medico di base, ma ancora il 35% degli italiani crede che sia sufficiente rivolgersi ad amici o familiari.

“Molti italiani – spiega Felicia Giagnotti, presidente Fondazione Progetto Itaca Ets – riconoscono l’importanza di affrontare le malattie mentali e la depressione, la più diffusa tra queste, attraverso un percorso terapeutico. Ma purtroppo molti evitano di rivolgersi ad uno specialista della salute mentale, per paura dello stigma sociale. Come associazione, avvertiamo quindi l’urgenza di sensibilizzare l’opinione pubblica e offrire supporto concreto a chi combatte quotidianamente contro la depressione ed altre malattie psichiatriche, promuovendo una corretta informazione e un adeguato accesso alle cure. Il nostro impegno è orientato ad offrire maggiore supporto a pazienti e caregiver, perché superino lo stigma e non abbiano paura di chiedere aiuto”. La necessità di sensibilizzare sempre di più è stata espressa anche da Andrea Fiorillo, professore ordinario di Psichiatria presso l’Università della Campania ‘L. Vanvitelli’ e presidente della European Psychiatric Association, la Società europea di psichiatria. “Sebbene la ricerca documenti una buona consapevolezza riguardo ai vari tipi di depressione”, ha dichiarato all’agenzia Adnkronos, “la depressione maggiore rimane spesso sottovalutata, nonostante l’impatto devastante sulla vita delle persone affette e dei loro familiari. Questa condizione si manifesta attraverso una tristezza persistente, una perdita di interesse per le attività quotidiane e cambiamenti significativi nel sonno, nell’appetito e nei livelli di energia. Può essere accompagnata da sentimenti di colpa, difficoltà di concentrazione e pensieri suicidari. Le cause della depressione sono molteplici, e includono fattori genetici, biologici (alterazioni ormonali e chimiche) e fattori ambientali (ad esempio traumi o situazioni di stress). Il percorso terapeutico adeguato richiede, quindi, un approccio integrato; inoltre, è fondamentale promuovere diagnosi precoci e garantire un accesso tempestivo ai trattamenti più efficaci e innovativi”.

Su una cosa c’è unanimità: la depressione fa paura. Il 79% degli intervistati dichiara di essere fortemente spaventato dalla depressione, e il 19% la percepisce come una condizione senza via d’uscita. Quasi il 90% riconosce inoltre l’impatto significativo che la malattia ha sulle relazioni personali, causando conseguenze gravi nei rapporti di coppia, nelle amicizie, nelle dinamiche lavorative e persino nell’educazione scolastica. istituzioni e associazioni di pazienti per promuovere un’informazione adeguata e assicurare cure accessibili e di alta qualità per tutti”.

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