Partecipare, gareggiare, ma soprattutto vincere medaglie. La missione (compiuta) della delegazione più numerosa di sempre della squadra italiana (141 atleti in 17 discipline diverse) alle Paralimpiadi di Parigi 2024 terminate l’8 settembre. Un bilancio da record, probabilmente oltre le aspettative anche degli stessi sportivi protagonisti e dei dirigenti del Comitato italiano paralimpico. Le atlete e gli atleti azzurri hanno conquistato ben 24 medaglie d’oro, 15 d’argento e 31 di bronzo, per un totale di 71 podi, chiudendo al sesto posto nel medagliere complessivo. Si tratta di un risultato straordinario per il movimento paralimpico italiano che porta a casa due medaglie in più rispetto a quelle vinte ai precedenti Giochi Paralimpici Estivi di Tokyo.

Il miglioramento rispetto al Giappone è stato rilevante, dato che l’Italia ha guadagnato nel medagliere generale ben tre posizioni, arrivando al sesto posto finale dal nono di Tokyo. A vincere i Giochi Paralimpici Estivi francesi sono stati i troppo forti e super favoriti cinesi (94 ori, 76 argenti e 50 bronzi, totale 220 podi), davanti alle potenze paralimpiche di Gran Bretagna (49 ori, 44 argenti e 31 bronzi, totale 124 podi) e Stati Uniti (36 ori, 42 argenti e 27 bronzi, totale 105 podi). Meglio degli azzurri hanno inoltre fatto solo l’Olanda (quarta classificata) e Brasile (quinta classificata).

L’Italia è partita molto forte sin dal primo giorno di gare, conquistando subito diverse medaglie nel nuoto. Ed è stato proprio il nuoto la disciplina paralimpica dove il team azzurro ha potuto confermare di essere nell’Olimpo mondiale con una netta manifestazione di potenza, dando una dimostrazione assoluta dell’eccellenza azzurra in vasca con 36 medaglie in tutto. Strepitosi i trionfi di Stefano Raimondi che ha portato a casa ben cinque medaglie, di cui quattro d’oro e una d’argento; stesso numero di medaglie vinte da Carlotta Gilli, di cui due di bronzo, una d’argento e due d’oro. Per Simone Barlaam invece tre ori e una medaglia d’argento.

L’Italia ha primeggiato non solo in vasca. Sono ben undici le discipline andate a medaglia: nuoto, atletica, ciclismo, tennistavolo, tiro con l’arco, scherma, triathlon, equitazione, pesistica, taekwondo, tiro a segno. Tra gli altri ori si possono citare ad esempio Martina Caironi, vincitrice nei 100 metri femminile T63, Giada Rossi e Matteo Parenzan nel tennistavolo, Assunta Legnante nel getto del peso. Da evidenziare, tra le varie cose, che per la prima volta c’è stato il trionfo azzurro nel tiro con l’arco grazie alla coppia Elisabetta Mijno e Stefano Travisani, oltre alle vittorie di Oney Tapia nel lancio del disco. Senza dimenticare il triplo record mondiale e conseguente oro nel lancio del disco di Rigivan Ganeshamoorthy, che grazie alla sua prestazione e alla sua autoironia è già diventato un simbolo.

Da sottolineare la scelta dei porta-bandiera durante la cerimonia di chiusura che ha visto protagonisti gli atleti più giovani ad aver ottenuto il quarto posto: Domiziana Mecenate del nuoto e Ndiaga Dieng dell’atletica. Decisione che rimarca un percorso di crescita degli azzurri anche tra i più giovani e i 52 esordienti ai Giochi Paralimpici Estivi transalpini. C’è grande soddisfazione e gioia da parte del presidente del Cip Luca Pancalli: “Il nostro è un movimento che si è confermato guardare al futuro, non era facile ripetere gli ottimi risultati di Tokyo, bene siamo andati anche meglio. Che dire? I nostri atleti e le nostre atlete hanno dimostrato il loro valore assoluto. Sono da sempre convinto che nel mondo paralimpico internazionale non esistano rivoluzioni ma lunghi processi di contaminazione che partono da lontano”. Dopo le due settimane di Giochi Paralimpici il team azzurro è sembrato coeso, giovane e molto forte su tante discipline diverse, tutte buone qualità in vista delle XVIII° Paralimpiadi che si terranno nel 2028 a Los Angeles. Unica nota stonata è il fatto di non vedere molti atleti e atlete con disabilità intellettiva, relazionale, con sindrome di Down o con autismo. Ci si augura che a livello internazionale le varie Federazioni paralimpiche possano colmare questa grave lacuna.

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