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Ita, grana per Giorgetti: la Consulta valuterà la costituzionalità della norma che ha escluso l’assunzione di 2mila lavoratori ex Alitalia

Ita, grana per Giorgetti: la Consulta valuterà la costituzionalità della norma che ha escluso l’assunzione di 2mila lavoratori ex Alitalia
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Fulmine a ciel sereno per il governo mentre la Commissione Ue sembra finalmente pronta a dire il via libera al matrimonio ItaLufthansa. Martedì scorso il Tribunale del lavoro di Roma, decidendo sul ricorso di 11 lavoratori, ha rimesso alla Consulta la questione di costituzionalità sulla norma interpretativa retroattiva prevista dal governo per legittimare la mancata assunzione degli ex dipendenti Alitalia in Ita. Se verrà ritenuta in contrasto con la Carta, oltre 2.000 lavoratori in cassa integrazione esclusi dal passaggio avranno diritto a vedere applicato l’articolo 2112 del codice civile sul Mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d’azienda. Quell’articolo era stato oggetto di deroga già nel decreto firmato nel 2021 dall’allora ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e l’anno scorso è stato oggetto di una “interpretazione autentica” stando alla quale le cessioni “che escludano la continuità economica fra cedente e cessionario” non costituiscono trasferimento di ramo d’azienda ai fini di quella norma.

Il Tribunale capitolino spiega che la vicenda “presenta alcune particolarità derivanti dall’intreccio tra la disciplina generale sul trasferimento d’azienda e la disciplina speciale relativa all’amministrazione straordinaria“. Nel tentativo di coordinare la disciplina che regola l’amministrazione straordinaria con quella che regola la sorte dei rapporti di lavoro in caso di trasferimento dell’azienda in stato di insolvenza, il Tribunale ha ritenuto di sollevare un dubbio di legittimità costituzionale sulle “Disposizioni di interpretazione autentica in materia di cessione di complessi aziendali da parte di aziende ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria” infilate in un decreto a settembre 2023. Questo perché la normativa “sebbene formulata in termini astratti, in realtà potrebbe condizionare l’esito dei giudizi ancora in corso”.

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