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Rieccoci alla commedia dell’Invalsi, in scena con l’imbarazzante silenzio dei sindacati

Rieccoci alla commedia dell’Invalsi, in scena con l’imbarazzante silenzio dei sindacati
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Sono stato parte degli organi dirigenti della Flc Cgil, da cui me ne sono andato volontariamente proprio perché ad ogni tornata dell’Invalsi vedevo un’organizzazione timida, tiepida; ma ho stima per la puntuale contrapposizione a questo governo da parte di Landini & C.

Ho la tessera della Cisl Scuola: pur non comprendendo alcune decisioni prese sull’ultimo contratto e sull’atteggiamento nei confronti dell’attuale ministero, apprezzo il lavoro fatto in questi anni da molti suoi dirigenti, in primis l’ex segretaria Lena Gissi.

Ho simpatia e sento vicina la Uil Scuola perché ho trovato in essa la capacità di dire un “no” quando è necessario e credo nel lavoro e nella fatica del segretario Giuseppe D’Aprile, che sta provando a scuotere e formare una base sindacale.

Tuttavia, ogni volta che arriva il tempo dell’Invalsi, son tentato di strappare la mia tessera per sempre; ma poi ricordo Giuseppe Di Vittorio, Placido Rizzotto e altri e la rimetto in tasca, magari incollando quell’angolo che ho stracciato ancora una volta.

Continuo a non capire perché ogni anno, in occasione dell’Invalsi, debba scioperare con i Cobas contro lo scempio che viene compiuto con la somministrazione di inutili test che avrebbero il compito di valutare il nostro sistema d’istruzione. I sindacati confederali, dopo i primi anni di quasi impercettibile contestazione, hanno calato le braghe di fronte al potere dell’Istituto nazionale di valutazione e al sistema “Invalsi” che ci costa (dato 2023) 4 milioni e 900 mila euro.

Di fronte alla messa in scena di questa commedia di Stato che si ripete ogni anno non c’è Cgil, Cisl o Uil che si opponga. Maestri e professori per mesi al posto di far lezione somministrano ai ragazzi simulazioni di prove Invalsi mentre i dirigenti fanno finta di nulla. Case editrici varie pubblicano manuali a più non posso con allegate prove delle prove. I genitori, tanto cari e da coinvolgere a ogni progetto, non vengono nemmeno presi in considerazione. Maestri e professori sono costretti non solo a somministrare obtorto collo le prove, ma a fare gratuitamente la correzione e la tabulazione. Il tutto a che fine?

Per sentirci dire ogni anno che la nostra scuola sta andando sempre peggio, che al Sud la situazione è peggio del Centro e che al Nord è meglio. Per sentirci dire che i migranti sono in ritardo rispetto agli italiani e che chi proviene da mamme e papà con una laurea in tasca va meglio di chi a casa ha genitori operai. Più o meno la stessa musica da anni. Manco Sanremo è così ripetitivo. Ma di fronte a questa fotografia Cgil, Cisl e Uil dormono. Non uno sciopero. Non un’agitazione. Qualche dichiarazione, semmai. Spesso nemmeno un comunicato. Un giorno speriamo che ci spieghino cosa hanno ottenuto in cambio del loro silenzio.

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