Anche i partiti politici hanno contribuito a scavare la fossa di 283 milioni di euro di crediti per fitti non riscossi dal Comune di Napoli. Si va dai circa 130mila euro dei Democratici di Sinistra, ai circa 110mila euro di Rifondazione Comunista, dai circa 130mila euro di Forza Italia e intorno ai 180mila euro del Partito dei Comunisti Italiani. È solo un rivolo di una maxi indagine contabile che mercoledì è culminata in quindici inviti a dedurre. Una vicenda che inizia da lontano.

Infatti già il 12 luglio 2017 Napoli Servizi, la società in house che nel 2013 ha ereditato la gestione del patrimonio comunale dopo la scissione del contratto con la Romeo immobiliare, e la dirigenza del Comune di Napoli competente alle questioni del patrimonio, si svolse una riunione sulla problematica dell’evasione dei fitti e su come combatterla. “La situazione, con specifico riferimento all’ammontare della morosità, pari ad oltre 183 milioni di euro, appariva davvero preoccupante già a quella data”. Eppure “non si è registrato più alcun deciso intervento in merito da parte dell’ente locale in questione” e solo dopo l’avvio delle indagini della Corte dei conti “la Napoli servizi si è attivata in modo più efficace”.

Lo sostiene la procura della Corte dei conti di Napoli – vice procuratore Ferruccio Capalbo, sostituto Davide Vitale – in uno dei passaggi sparsi tra le 148 pagine dell’invito a dedurre con il quale la magistratura contabile denuncia una “moratoria” di circa 283 milioni di euro di crediti inesigibili, di cui circa 80 milioni maturati tra i locali commerciali.

L’invito contesta a 15 tra dirigenti di Napoli Servizi e del Comune di Napoli un danno erariale complessivo di poco più di un milione di euro. E descrive, riferendosi a una dozzina di locali commerciali, le caratteristiche principali di questa ‘mala gestio’. Con particolare attenzione al fenomeno delle notifiche non andate a buon fine, o recapitate ai soggetti giuridici sbagliati, mentre nel frattempo subentravano altre aziende. Nessun controllo su questa mole di raccomandate, nessun report per monitorare il fenomeno, nessuna attività ispettiva per andare a verificare chi fossero i reali occupanti dei locali occupati senza titolo.

Secondo la magistratura contabile “limitandosi, la prima (Napoli Servizi, ndr) a perseverare nelle notifiche a differente destinatario e la dirigenza del comune di Napoli a non intervenire mediante un corretto, tempestivo e diligente esercizio dei poteri di controllo e monitoraggio contrattualmente intestatigli”. E così una pizzeria nel centro storico, approfittando della nullità di una disdetta intimata al vecchio gestore, ha potuto continuare a versare un canone irrisorio. Ma almeno loro pagavano: un supermercato avrebbe occupato per anni dei locali senza versare un euro. E sono solo alcuni dei casi monitorati da questa indagine contabile che fotografa solo una piccola parte di una situazione catastrofica.

Si sono così smarriti crediti per centinaia di milioni, evaporati nella prescrizione, “il tutto, dovendo anche considerare che il predetto comune versa in uno stato di gravissima sofferenza finanziaria e conseguente squilibrio strutturale di bilancio, accertati dalla competente sezione regionale di controllo Campania di questa Corte dei conti” si legge tra le carte.

“È stato, infatti, necessario, onde evitare la declaratoria del dissesto finanziario, aderire alla procedura di riequilibrio, ad oggi in corso” ricordano. Senza dimenticare che il “Patto per Napoli, consistente in un ingentissimo finanziamento con fondi statali” è “condizionato, tra l’altro, proprio alla corretta gestione del patrimonio immobiliare, all’incremento delle entrate attraverso l’aumento dei canoni di concessione e di locazione ed ulteriori utilizzi produttivi da realizzarsi attraverso piano di valorizzazione ed alienazione; alla riduzione dei fitti passivi”.

Il lavoro della magistratura contabile avrebbe avuto quanto meno l’effetto di attivare procedure più incisive. Si fa riferimento a una nota dello scorso autunno, oggetto “Invio analisi n. 1690 esiti raccomandate non correttamente notificate”. Con la quale “Napoli servizi” ha finalmente adempiuto in modo diligente ai propri obblighi contrattuali, informando in modo compiuto e tempestivo il Comune di Napoli in merito alle notifiche delle costituzioni in mora non andate a buon fine, fornendo in modo analitico tutti i dati necessari a consentire i controlli del caso e stanare, peraltro, eventuali ed ulteriori casi di occupazioni sine titulo”. Meglio tardi che mai.

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