Le Consentement, ‘il Consenso’, è un film importante, disturbante, necessario.
Vanessa Filho, ex fanciulla prodigio del cinema francese, lo ha realizzato a partire dal libro autobiografico di un’altra Vanessa, la Springore, pubblicato nel 2020 (dal titolo simile, Le Permettement).

E’ un film importante perché affronta il tema della pedofilia, del soggiogamento, della disperazione che questo può arrecare. E’ disturbante perché i fatti sono veri e raccontano di una ragazzina di quattordici anni in balia di uno scrittore cinquantenne, tanto famoso quanto disgustoso. Disturbante perché rivela nel modo più crudo possibile il ‘consenso’ che circonda questa impari unione tra un uomo adulto schiavo del proprio demone ma tanto compiaciuto da esso da scriverne in tutti i propri libri e una ragazzina che si rovina letteralmente la vita per assecondare tutti i suoi impulsi, sia sessuali che di dominazione psicologica.

Il consenso del titolo, infatti, non è quello della giovanissima Vanessa che non ha ancora nessuno strumento di valutazione dell’altro sesso, vergine e ingenua assoluta, è quello che avvolge mefiticamente l’ambiente della cultura francese, a cominciare dalla madre che incoraggia la relazione della ragazzina per non perderne l’affidamento (il padre, divorziato, non compare proprio nel film). Il consenso è anche quello della cerchia ‘culturale’ fatta di scrittori, editori, giornalisti, professori la quale tutto giustifica e permette in nome dell’arte (“non vogliamo certo censurare Gide o Celine, no?”).

A dipingere questo tristissimo quadro esistenziale, una terna di attori sensazionali che precipitano lo spettatore nell’empatia/antipatia più assolute: Kim Higelin su tutte, la ragazzina che riesce a farti dimenticare di stare guardando un film, tanto è appassionata e convincente; Laetitia Casta, madre di Vanessa, che riesce a farsi detestare e a fare pena nello stesso tempo, quasi godendo della dissoluzione della propria figlia, quasi a volersi vendicare della sua gioventù; Jean Paul Rouve, lo scrittore Gabriel Matzneff, narcisista insopportabile, brutto, repellente e odioso, eppure… amato senza quartiere dalla bambina che voleva fingersi donna.

Ecco che Le Consentement, dunque, diventa anche necessario in questa epoca di politicamente corretto, di cultura woke, di pari opportunità. Ci insegna – io credo – che quando qualcuno, anche minorenne, non vuole salvarsi e non essere salvato non c’è morale o movimento di popolo o ragione che tenga. “L’amore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”, teorizzava Blaise Pascal. Mai fu vero come in questa vera storia.

Certo, nel caso di Vanessa Springora non c’è stato nessuno che ha agito per difenderla, né familiari, né amici, né tantomeno lo Stato francese. La cosa incredibile, sorprendente, è che la ‘povera’ Vanessa Springora si sia tenuta tutto dentro per trentacinque anni prima di decidersi a rivelare al mondo la grettezza e l’orrore di quanto aveva vissuto da adolescente. Come è incredibile che un tale trauma possa essere stato superato addirittura con un matrimonio e dei figli.

Oggi l’orco Matzneff ha 87 anni, ha finalmente perso tutto il favore sociale di cui ha goduto malgrado le sue scorribande pedofile, anche come turista sessuale. Grazie a Le Consentement anche un altro grande vecchio ‘discutibile’ verrà ora ricordato: il novantenne Roman Polanski, che negli anni 70 ebbe rapporti sessuali con almeno due tredicenni. Il regista – sempre che sia ancora vibo – è atteso sul banco degli imputati a Los Angeles il 4 agosto del 2025. Ma è una causa civile. Per il penale non pagherà, come non ha mai pagato Matzneff: tutto è prescritto per la legge.

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