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La Corte costituzionale: “Giusto non dare il reddito di cittadinanza a chi è povero perché gioca d’azzardo. Alimenterebbe la ludopatia”

La Corte costituzionale: “Giusto non dare il reddito di cittadinanza a chi è povero perché gioca d’azzardo. Alimenterebbe la ludopatia”
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Niente reddito di cittadinanza per chi si rovina con il gioco. Il sussidio – in vigore in Italia dal gennaio 2019 al gennaio 2024 – “risulta strutturato in modo da non poter venire in aiuto alle persone che, in forza delle vincite lorde da gioco conseguite nel periodo precedente alla richiesta, superino le soglie reddituali di accesso. Anche se, a causa delle perdite subite, sono rimaste comunque povere”. Lo sancisce la Corte Costituzionale in una sentenza su un caso sollevato dal tribunale di Foggia, nella quale si afferma che non è “irragionevole che il legislatore abbia escluso che sia compito della Repubblica quello di assegnare il Rdc a chi, poco prima, si è rovinato con il gioco“. In particolare, nella sentenza depositata venerdì 29 marzo, la Corte costituzionale dichiara infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate sugli articoli che sanzionano penalmente l’omessa dichiarazione delle vincite lorde al fine di accedere al Rdc o di mantenerlo.

“Le questioni, sollevate dal Tribunale di Foggia, riguardano – spiega una nota della Consulta – una persona che aveva chiesto il reddito di cittadinanza pur omettendo di dichiarare precedenti vincite al gioco e che non aveva poi comunicato le ulteriori vincite conseguite nel periodo in cui ha percepito il Rdc. Poiché la disciplina del Rdc vieta espressamente di utilizzarne gli introiti per il gioco, ‘il principio di eguaglianza sostanziale, alla cui attuazione il Rdc è peraltro riconducibile, non può certo essere invocato a sostegno di una questione di legittimità costituzionale nell’interesse di chi ha travolto le regole fondamentali dell’istituto, alterandone così la natura’”.

La sentenza precisa che “la giocata on line assume il carattere di una qualunque spesa, in questo caso voluttuaria, che la persona ha effettuato con un reddito di cui ha la disponibilità, coincidente con l’accreditamento delle vincite sul suo conto gioco; non si può, quindi, pretendere che la solidarietà pubblica si faccia carico di una spesa di tal genere”. Poiché devono essere dichiarate le vincite al gioco, senza che sia possibile considerare le relative perdite, la situazione di povertà “in cui la persona si sia venuta a trovare nonostante le vincite è, insomma, comunque quella di chi, avendo una disponibilità economica, l’ha dissipata giocando“. A ragionare altrimenti, del resto, non solo si rischierebbe “di alimentare la ludopatia in chi ancora ne soffre, ma anche di creare, in ogni caso, una rete di salvataggio che si risolverebbe in un deresponsabilizzante incentivo al gioco d’azzardo, i cui rischi risulterebbero comunque coperti dal beneficio statale del Rdc”.

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