Ci sarà ancora da aspettare per vedere Jannik Sinner numero 2 del mondo. L’azzurro infatti interrompe a 16 la propria striscia di vittorie consecutive da inizio anno, cedendo nuovamente in semifinale a Indian Wells contro Carlos Alcaraz con il punteggio di 1-6 6-3 6-2. L’azzurro non perdeva dalla finale delle Atp Finals contro Novak Djokovic. Una sconfitta che però non mette a repentaglio la terza posizione in classifica. La caccia al secondo gradino del podio riprenderà da Miami, torneo dove Sinner dovrà difendere la finale della passata edizione. Lo spagnolo invece non solo mantiene la propria posizione nel ranking, ma ritrova anche la brillantezza che negli ultimi mesi era mancata più volte, in particolare agli Australian Open. Per lui ora ci sarà l’occasione di difendere il titolo conquistato un anno fa: di fronte a lui in finale il russo Daniil Medvedev, numero 4 al mondo.

L’inizio della sfida è stato condizionato da uno stop di tre ore per pioggia. Un’interruzione forzata che restituisce un Alcaraz contratto e falloso, contrapposto a un Sinner invece dalla iniziale grande solidità. Risultato? Immediato break, con un doppio fallo dello spagnolo. La reazione c’è e produce due palle del contro-break. Sinner le salva entrambe, strappa ancora il servizio a Carlos e chiude il set in totale controllo. Un andamento che si capovolge nel secondo parziale. Il calo di Jannik è netto e consente ad Alcaraz di riprendere il ritmo, con una facile volée che gli vale anche il break. Sinner prova a rientrare ma non sfrutta due opportunità. E così l’ennesimo palla corta dello spagnolo spinge la partita al terzo set. L’inerzia non cambia, il servizio non assiste Sinner così come il diritto, e allora lo spagnolo allunga ancora una volta grazie a una volée di puro istinto. È la svolta decisiva del match. Alcaraz conquista un nuovo break e al terzo match point disponibile chiude la sfida con un comodo diritto.

Questa semifinale è stato l’ennesimo capitolo di un confronto destinato a diventare epocale, che a Indian Wells ha trovato una sua elevazione. Atteso, invocato, desiderato, lo scontro tra Jannik e Carlos era quello che tutti stavano aspettando, soprattutto dopo l’esplosione di Sinner (con titoli in Coppa Davis e soprattutto agli Australian Open) e le sue vittorie contro Djokovic. Da quando l’azzurro ha cambiato marcia infatti mancava solo questo: giocare contro il grande rivale del suo futuro, Carlos Alcaraz. I due non si incontravano dalla semifinale di Pechino, quando Jannik battendo Carlos ha cominciato la striscia vincente che lo ha portato fino a qui. Quel 7-6 6-1 cinese è stato il primo passo verso l’azzeramento di una distanza che, semifinale di Miami 2023 a parte, si era mostrata a ogni singolo torneo. Anche a Indian Wells, un anno fa, sempre in semifinale. Alcaraz già campione Slam (Us Open 2022), già numero 1 del mondo (il più giovane della storia) e per tutti superiore a Jannik (ancora a zero titoli nei Masters 1000 e con il tabù semifinale Slam in essere) sotto diversi punti di vista: fisico, tecnico, mentale, tattico. Senza contare poi gli altri precedenti, su tutti quello agli Us Open 2022, con quel match point fallito dall’altoatesino che aveva cancellato il ricordo del successo a Wimbledon due mesi prima. Incontri comunque sempre tirati, equilibrati, al limite, come il primo nel 2019 al Challenger di Alicante: 6-2 3-6 6-3 per Alcaraz.

La precocità caratteriale e tecnica di Carlitos si era abbattuta sul circuito come una deflagrazione. È stato il primo capace di far vacillare davvero quel dominio ventennale messo in piedi dai Big 3. Il primo ad essersi preso sulle spalle il mondo del tennis, indicando la via per guardare oltre Djokovic, Nadal e Federer. Un fardello che ha schiacciato in passato intere generazioni di tennisti. Mentre Carlos era impegnato in questa missione, Jannik era visto come una promessa forte ma un po’ inespressa. Poi, passo dopo passo, con pazienza e dedizione, sopportando anche critiche e delusioni, quel gap si è chiuso, la svolta è arrivata, così come la consacrazione agli Australian Open. E ora quella responsabilità di voltare pagina è qualcosa di condiviso, con Sinner che sta spingendo verso l’alto Carlos e viceversa.

Il torneo californiano ha inquadrato per la prima volta la rivalità tra Alcaraz e Sinner sotto una veste pienamente matura. Qualcosa che sta prendendo il posto della più grande era della storia del tennis. Questo dualismo tra l’azzurro e lo spagnolo è ormai un dato di fatto e sta scavando un solco sempre più profondo con gli altri rivali potenziali, da Holger Rune a Stefanos Tsitsipas, da Alexander Zverev ad Andrey Rublev. La nona sfida tra Jannik e Carlos va quindi ben oltre Indian Wells e la finale sfumata per il primo e conquistata dal secondo. È uno sguardo verso un futuro che promette finali Slam e match da ricordare. I due adesso puntano spediti verso un numero preciso e sempre più prossimo: 9.725. È la quota attuale di Novak Djokovic in classifica, del numero uno del mondo. Alcaraz ha già avuto l’ebbrezza di assaporare la vetta e in caso di titolo si riporterà a meno di 1000 punti dal serbo. Sinner invece ha messo l’obiettivo sotto mira. All’orizzonte infatti c’è una stagione sulla terra rossa con “appena” 650 punti da difendere, contro i 2.495 di Nole. Per ora i gradi di vice-Nole rimangono assegnati ad Alcaraz, ma questo è un titolo che i due sono destinati a strapparsi a vicenda, almeno fino a quando non compiranno il golpe tennistico definitivo, ovvero mettersi alle spalle il 24 volte campione Slam. Un passo che potrebbe essere più vicino di quanto si pensi.

Articolo Precedente

Un altro sorriso per Matteo Berrettini: “È stato un match incredibile”. È ai quarti a Phoenix – Quando gioca e dove vederlo (orario e tv)

next
Articolo Successivo

“Una cosa nella mia mente mi deludeva”: così Sinner analizza la sconfitta contro Alcaraz a Indian Wells

next