Era il 13 marzo 1975. Sono passati quasi cinquant’anni e siamo ancora a quel giorno in cui il deputato del Partito comunista italiano Giorgio Bini presenta la proposta di legge numero 3584: “Iniziative per l’informazione sui problemi della sessualità nella scuola statale”. L’Italia è imbalsamata a quel 13 marzo, compreso l’utilizzo di una definizione fuorviante come “problemi della sessualità”.

L’unico vero problema è che dopo mezzo secolo siamo tra i pochi in Europa a non avere alcun programma scolastico in materia; insieme a Cipro, Bulgaria, Polonia, Romania e Lituania. A ricordarlo – durante un’edizione del convegno nazionale dell’Associazione italiana per l’educazione demografica (Aied) – anche il presidente Mario Puiatti sottolineando come un’educazione sessuale a scuola possa agevolare uno sviluppo più consapevole delle emozioni di ogni relazione, soprattutto se si tratta della prima.

L’unica scuola di educazione sessuale alla quale hanno pieno accesso i ragazzi italiani al momento è Internet con il rischio dei falsi miti sulla sessualità, alimentati dalla confusione tra finzione cinematografica della pornografia e la vita reale.

Eppure non sono mancate le proposte di legge passate, tuttavia, direttamente dagli scranni parlamentari al dimenticatoio. L’ultima – in ordine temporale – è la numero 3100 del 7 maggio 2021 e fa riferimento, tra l’altro, all’indagine nazionale effettuata dal ministero della Salute nel 2019, nella quale è emerso come la famiglia rappresenti un contesto in cui difficilmente si affrontano argomenti come sessualità, infezioni sessualmente trasmissibili o contraccezione.

“Quando si parla di affettività e sessualità vengono sollecitati meccanismi emotivi difensivi degli adulti – commenta e scrive Stefania Ascari del M5S, prima firmataria di questa proposta di legge – che inducono al silenzio con i figli e con gli alunni. Gli stessi silenzi da cui proveniamo, le medesime parole non dette che i nostri genitori e gli adulti di riferimento ci hanno riservato quando eravamo bambini e pre-adolescenti”.

Il testo della proposta di legge presentato da Ascari è scritto senza usare il tipico, incomprensibile, burocratese della politica. E’ essenziale, chiaro e condivisibile: due soli articoli scritti con cognizione di causa ma anche partecipazione “umana” in cui si considera, peraltro prioritario “la divulgazione di informazioni anche di carattere sanitario e scientifico per la promozione della salute sessuale intesa come benessere psicologico della persona”. Per inciso: un ragazzo su quattro dichiara di avere rapporti sessuali non protetti. Educazione affettiva e sessuale nella scuola italiana, questa sconosciuta.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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