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Stanislaw Baranczak, abitare il mondo da fuori (Traduzione di Annalisa Carlevaro)

Stanislaw Baranczak, abitare il mondo da fuori (Traduzione di Annalisa Carlevaro)
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Ironia, scetticismo, nostalgia e una marcata percezione della follia del mondo. Sono questi alcuni degli elementi portanti della poetica di Stanisław Barańczak, figura insigne della letteratura polacca della seconda metà del secolo scorso e autorevole traduttore. Esponente di spicco del gruppo neoavanguardista Nowa Fala (Nuova Ondata), concepisce la poesia come arma politica per smascherare la lingua della comunicazione di massa e della burocrazia, come strumento per formare la coscienza sociale e il pensiero autonomo, in opposizione al torpore conformistico. Un classico della letteratura che si impone con forza anche nella realtà sociopolitica contemporanea, classico secondo una delle definizioni di Calvino, un equivalente dell’universo che si nasconde nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.

Le poesie presentate sono tratte dalla raccolta del 1980 Tryptyk z betonu, zmęczenia i śniegu (Trittico di cemento, stanchezza e neve).

A.C.

***

Se proprio devi urlare, fallo piano

Se proprio devi urlare, fallo piano (i muri
hanno
le orecchie), se proprio devi fare l’amore,

spegni la luce (il vicino
ha
il binocolo), se proprio devi

abitare qui, non chiudere la porta (le autorità
hanno
un mandato), se proprio

devi soffrire, fallo a casa tua (la vita
ha
le sue regole), se

proprio devi vivere, limitati in tutto (tutto
ha
un limite)

Se porcellana, esclusivamente quella

Se porcellana, esclusivamente quella
che non rimpiangi sotto lo stivale del facchino o i cingoli del carro armato;

se una poltrona, non troppo comoda, così che
non ti dispiaccia alzarti e andartene;
se indumenti, quanti ne può portare la valigia,
se libri, quelli che può portare la memoria,
se progetti, quelli che si possono abbandonare
quando arriva il momento di cambiare
via, continente, periodo storico
o mondo:

chi ti ha detto che ti era permesso abituarti?
chi ti ha detto che questo o quell’altro sarebbero stati per sempre?
non te l’ha detto nessuno che mai
nel mondo
ti saresti sentito a casa?

***

Stanisław Barańczak nasce a Poznań, in Polonia, nel 1946. È poeta, saggista, critico, storico della lingua, traduttore in polacco di William Shakespeare, Wystan Hugh Auden, Seamus Heaney, Emily Dickinson, Thomas Hardy, Thomas Stearns Eliot, John Keats, Philip Larkin, Osip Manelstam, Iosif Brodskij e altri. Professore di filologia all’Università di Poznań, fondatore nel 1976 del Comitato di difesa per gli operai (KOR) e della prima rivista letteraria clandestina in Polonia, il trimestrale Zapis, nel 1977 viene allontanato dall’Università Adam Mickiewicz con l’accusa di essere attivista e dissidente politico. Dal 1981, anno in cui il governo della Repubblica Popolare Polacca guidato dal generale Jaruzelski introduce la legge marziale nel tentativo di arginare l’opposizione politica guidata dal movimento di Solidarność, si trasferisce negli Stati Uniti dove insegna letteratura polacca all’Università di Harvard fino alla morte nel 2014.

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