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Le opposizioni unite (tranne Iv) rilanciano la battaglia sul salario minimo: “Raccolta firme per presentare legge di iniziativa popolare”

Le opposizioni unite (tranne Iv) rilanciano la battaglia sul salario minimo: “Raccolta firme per presentare legge di iniziativa popolare”
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Le opposizioni unite – con l’eccezione di Italia viva – rilanciano la battaglia sul salario minimo annunciando una raccolta firme per riproporre la misura con una legge di iniziativa popolare. E lo fanno a pochi giorni dal voto in Abruzzo, che preoccupa non poco la maggioranza dopo il ribaltone in Sardegna. “Continuiamo a batterci”, spiegano in una nota Angelo Bonelli (Verdi), Carlo Calenda (Azione), Giuseppe Conte (M5s), Nicola Fratoianni (Si), Riccardo Magi (Più Europa), Enzo Maraio (Psi) ed Elly Schlein (Pd), “per garantire retribuzioni giuste e dignitose in linea con l’articolo 36 della Costituzione. Tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri hanno diritto a una risposta. La destra con una forzatura ha svuotato la legge sul salario minimo proposta dalle opposizioni unite, rendendola una delega in bianco al governo, finita poi nel porto delle nebbie. Noi non ci stiamo”.

Il “campo larghissimo”, quindi, raccoglierà le firme nelle città e online facendo fronte compatto “per affermare un diritto sancito costituzionalmente ma tradito nel paese e dal Governo Meloni”, “rafforzare i contratti collettivi e stabilire che sotto i 9 euro non è lavoro ma sfruttamento“, concludono i leader. “Vediamo se il governo avrà il coraggio di affossare anche una legge firmata da centinaia di migliaia di cittadine e cittadini. Facciamo fare un passo avanti all’Italia”.

Lo scorso novembre un emendamento a firma della maggioranza, che poco prima aveva bocciato la proposta unitaria delle opposizioni per un salario minimo di 9 euro lordi all’ora, ha delegato il governo a emanare entro sei mesi una serie di decreti per “assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi“, “contrastare il lavoro sottopagato”, “stimolare il rinnovo dei contratti collettivi” e “contrastare il dumping contrattuale”. Il tutto senza fissare un minimo legale, a cui Giorgia Meloni e la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone sono notoriamente contrarie, forti anche dell’assist del Cnel guidato da Renato Brunetta. Da allora nulla si è mosso e nessun esponente dell’esecutivo ha più parlato del tema. Nonostante una recente analisi di Eurofound, l’agenzia dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, abbia mostrato che l’Italia è il Paese Ue in cui, anche quest’anno, gli stipendi dei lavoratori deboli sono destinati a languire di più. Mentre nel resto dell’Unione, dove sono in vigore i minimi legali, gli occupati meno pagati otterranno aumenti corposi.

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