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Monfalcone, il Consiglio di Stato riapre (per ora) le moschee chiuse dalla sindaca leghista. Che denuncia: “Verso di me minacce di morte”

Monfalcone, il Consiglio di Stato riapre (per ora) le moschee chiuse dalla sindaca leghista. Che denuncia: “Verso di me minacce di morte”
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Nel giorno in cui la comunità musulmana di Monfalcone vince la prima battaglia giudiziaria contro la chiusura delle moschee in città, la sindaca leghista Anna Maria Cisint denuncia di aver ricevuto minacce di morte via social. La prima cittadina del comune friulano, candidata alle Europee di giugno e capofila di una crociata contro gli extracomunitari, ha convocato una conferenza stampa in cui ha messo in relazione le minacce con i provvedimenti amministrativi, da lei firmati, che hanno interdetto l’esercizio del culto in due centri culturali. Secondo Cisint. infatti, si tratta di strutture abusive, in cui le norme urbanistiche non consentono la preghiera.

La comunità islamica ha impugnato la decisione davanti al giudice amministrativo, chiedendo anche la sospensione cautelare dei provvedimenti. L’istanza era stata respinta alcune settimane fa dal Tar (il tribunale di primo grado) ma in Appello il Consiglio di Stato ha ribaltato il verdetto, congelando i divieti in attesa della sentenza definitiva. Secondo i magistrati della Seconda sezione di palazzo Spada, l’uso degli immobili a fini di culto non appare vietato dal piano regolatore comunale, anche perché il Comune non ha dimostrato vi fosse un cambio di destinazione d’uso tale da incidere sul carico urbanistico: sulla decisione, inoltre, ha pesato l'”urgenza” data dal fatto che il 10 marzo inizierà il Ramadan, il mese della preghiera e del digiuno, appuntamento religioso centrale per i seguaci di Maometto. Pertanto, argomentano le toghe, non è possibile mantenere in vigore le ordinanze “neppure fino alla data della camera di consiglio”, fissata per il 19 marzo, “essendo in discussione delicate questioni in tema di libertà di culto e stante l’approssimarsi del periodo del Ramadan”. In attesa della sentenza del Tar, dunque, il Consiglio di Stato ha permesso le celebrazioni religiose, precisando però che “dovranno essere adottate, previo leale confronto tra le parti, tutte le iniziative e le misure adeguate e idonee ad evitare ogni possibile pericolo all’incolumità delle persone e delle cose”.

Una sconfitta per la sindaca, che in conferenza stampa rilancia infiammando i toni sulle minacce di morte ricevute: “Se siamo giunti a questo punto lo si deve anche ad alcuni organi di informazione, e a persone fisiche, che hanno mistificato la verità, creando così un grave pregiudizio di sicurezza nei miei confronti e verso l’intera comunità. Abbiamo scoperchiato una pentola davvero grossa, anche per gli interessi economici che stanno sotto. Una pentola da cui esce una puzza terribile. Nessuna minaccia potrà farci arretrare. Anche questa è una guerra”, ha attaccato. A replicarle il portavoce della comunità islamica, Bou Konate, ex assessore comunale: “Dispiace tanto per queste minacce che non appartengono alla nostra cultura. Esprimiamo massima solidarietà, ma Cisint non cerchi colpevoli di questo clima esasperato: se siamo arrivati a queste azioni scellerate, che condanniamo nella maniera più assoluta, è soltanto per la tensione che, con le sue affermazioni e i suoi atti amministrativi, ha contribuito a creare. Monfalcone è l’unica città in Europa dove i musulmani non possono pregare”.

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