Ogni anno il festival ci dà messaggi importanti su come siamo messi in Italia nel 2024, eccone alcuni: il primo è che il televoto è come il voto in cabina elettorale, non serve a niente e il popolo non va assecondato, soprattutto i giovani.

Poi c’è la questione dei figli d’arte (Meglio se con uno Storytelling efficace) che hanno una marcia in più rispetto ai figli di “non arte” già sconfitti in partenza e abbastanza benestanti da poter criticare i figli d’arte e, prima di esibirsi nel locale patatino o alla sagra della salsiccia, dire “non c’è meritocrazia, quellə è lì perchè è figliə di. Io sono meglio di loro”.

Interessanti i nuovi italiani che, a differenza degli italiani abbastanza benestanti, hanno “fame” e dalle periferie non ancora gentrificate sgomitano per arrivare e arrivano. La laurea? Fondamentale per evitare la fabbrica e avere dei soldi ogni mese per finanziare la propria sconfitta quotidiana, ma se riesci a fare l’artista mainstream è meglio che andare a lavorare tutti i giorni ai 30 in presenza e guadagni di più.

E poi c’è il problema irrisolto del patriarcato. Basta patriarcato! E allora un bel premio della critica alle signore no patr e abbiamo fatto la nostra bella figura. Testo anche del figlio di Mogol, altrimenti non si va da nessuna parte.

Il tutto nel disinteresse generale della questione #trattori.

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