A Sanremo una terza serata di sinistra: c’è l’imbarazzo della scelta per segnalare il meglio

Nella serata che doveva essere di riparazione, dopo la scivolata del qua qua e dintorni (ne parliamo più avanti), davvero c’è l’imbarazzo della scelta per segnalare il meglio. Io da jannacciano della prima ora non poso avere dubbi: sul gradino più alto del podio salgono Stefano Massini e Paolo Jannacci. La loro canzone L’uomo nel lampo con il suo insieme di malinconia e indignazione è un pezzo degno del grande Enzo.

Non c’è partita e un po’ mi dispiace perché di cose belle ne abbiamo viste tante ieri sera, a partire dalla presenza di Teresa Mannino, divertente, ironica, elegante, spigliata e integrata nello show come nessun altro dei co-co (almeno finora). E’ bastata la sua domanda a Russell Crowe per mostrare come si fa un’intervista all’ospite d’onore. Ma avete notato? Prima i morti sul lavoro con tanto di fondale evocativo del Quarto stato, poi la richiesta esaudita dell’inno pacifista C’era un ragazzo, poi la sottolineatura degli esiti positivi del rimescolamento etnico di cui Crowe è il felice esito finale, infine il monologo ecologista e contro lo sfruttamento intensivo della terra.

Una serata di sinistra, di quelle che in passato avrebbero fatto infuriare Salvini, Feltri e Sallusti. Che succede a Telemeloni? Se volete la mia spiegazione, tutto sta nella cosiddetta questione dell’egemonia: la forza, la profondità dei valori e dei temi del pensiero progressista, di sinistra, e la bellezza della loro espressione artistica non possono essere scalfite da un semplice cambio di colore politico nella gestione del servizio pubblico.

Tornando invece al pasticcio di Travolta, c’è una domanda che mi frulla in testa dalla notte dell’imbroglio. A Sanremo c’è Amadeus e c’è pure la Cuccarini, che sono stati i protagonisti della versione italiana di Grease, un grande successo teatrale una ventina di anni fa. Rimetterli insieme con Travolta e fare un balletto decente era proprio impossibile? Meditate, autori, meditate…