Ormai è tutti contro tutti nella bolgia Stellantis. Il gruppo contro il governo, il ministro Urso contro Tavares, il ministro Giorgetti contro lo stesso Urso, sindacati ed opposizione contro governo e azienda. “Lo stato in Stellantis? Io entrerei invece in Ferrari”, ironizza il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti riferendosi all’ipotesi avanzata ieri dal ministro delle Imprese e del Made in Italy di un ingresso nell’azionariato.

Nella mattina di venerdì Urso ha sferrato un colpo contro Tavares affermando: “Dobbiamo intenderci: se a dicembre la Volkswagen ha superato nelle vendita in Italia Stellantis, se i cittadini italiani hanno preferito acquistare un’auto prodotta all’estero, piuttosto che una fatta in Italia, a fronte di condizioni di mercato e incentivi simili, il problema non è del governo ma dell’azienda. Sarà un problema di marketing? Di modelli appetibili? Ma è un problema dell’azienda che evidentemente ha bisogno di rivedere le proprie politiche. Lo facessero”.

La stizzita affermazione del ministro dopo che, giovedì, il numero uno del gruppo Carlos Tavares ha rimproverato il governo di non fare abbastanza per i lavoratori italiani, trova il tempo che trova. Innanzitutto per il confronto è impreciso. Lo scorso dicembre le vendite di Volkswagen e in Italia hanno superato quelle del marchio Fiat ma non quelle del gruppo Stellantis che comprende anche Peugeot, Citroen, Alfa Romeo e Lancia che rimangono quasi doppie rispetto al binomio Volkswagen-Audi. Inoltre Stellantis non è un gruppo in difficoltà. I primi sei mesi del 2023 si sono chiusi con profitti per quasi 11 miliardi di euro. Le vendite sono in calo come per tutti i produttori che puntano su auto che costano di più con margini di profitto maggiori. Più qualità e meno quantità (e quindi meno costi) significa generalmente più guadagni.

“Negli scorsi anni il 40% degli incentivi è andato a Stellantis, come è giusto che fosse, ma la metà di questi sono finiti a modelli prodotti all’estero e importati in Italia. Non può continuare così. L’ho detto con chiarezza”, ha poi sottolineato Urso. “Ove non ci fosse una inversione di tendenza, che riduca il delta tra produzione e immatricolazione in Italia, dal prossimo anno tutte le risorse del Fondo automotive andranno non più a incentivare i consumi ma la produzione. Quindi a chi produce o chi intende produrre di più nel nostro Paese. Per esempio una seconda casa automobilistica”, ha spiegato il ministro che intende replicare la linea impostata negli Stati Uniti ma con ben altro peso specifico.

Il punto è che l’unico produttore presente in Italia tiene il coltello saldamente dalla parte del manico. La possibilità che sventola il governo di fare arrivare in Italia un secondo costruttore (magari cinese) è sensata ma al momento vaga e con tempi incerti e non brevi. In questo momento il comparto dell’elettrico vive una fase interlocutoria, alle prese con i postumi della sbornia di entusiasmo di qualche mese fa. Le vendite rallentano e i produttori cinesi (energicamente sussidiati) mettono pressione sui prezzi. Così le case automobilistiche fanno leva sul loro preponderante potere negoziale per ottenete di più dai vari governi “di riferimento”. Non è chiaro se le parole di Urso preludano ad un diniego ufficiale di fronte alle richieste di Tavares. In generale la linea del governo pare un po’ fumosa se è vero che nel frattempo si sta valutando l’ipotesi di un ingresso nell’azionariato della società per compensare la presenza dello stato francese e disporre di leve per indirizzare le scelte del gruppo. Se questa è l’intenzione bisogna però mettere sul tavolo almeno 4 miliardi di euro.

In questo braccio di ferro con il più importante soggetto industriale privato del paese la politica è in fermento e, comprensibilmente, lo sono ancora di più i sindacati. “Sarebbe bene fare un momento di chiarezza, chiedere serietà al governo: gli incentivi che si minaccia di non dare più nel frattempo sono erogati, molti miliardi in forme diverse, diretti, indiretti, cassa integrazione. Quello che è importante oggi è stabilire una linea, decidere come intervenire nell’ambito del gruppo – magari sì, prendendo per buona la sfida di Tavares ed entrando nel capitale”, dice il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando. “Il Governo delle privatizzazioni, delle vendite e delle svendite di Stato, non faccia ipocriti proclami. Se davvero il settore automotive è strategico per il Paese, come ripete Urso in ogni dove annunciando una produzione di un milione di auto in Italia senza spiegare come arrivarci, allora è giunto il momento che il governo si armi di meno chiacchiere e di più coraggio”, scrive in una nota la deputata M5s, ex sindaca di Torino, Chiara Appendino.

“No @ellyesse, Tavares non ha lanciato una sfida, ha lanciato una minaccia e un ricatto incentivi vs posti di lavoro. Sulla pelle di 40.000 lavoratori. Ed è davvero ora che il @pdnetwork si faccia sentire su questa battaglia e la smetta di fare la sponda ad azionisti spregiudicati perché possiedono giornali schierati con il Pd”. Così il leader di Azione Carlo Calenda sui social, rispondendo a Elly Schlein, per la quale Tavares avrebbe ‘lanciato una sfida al governo”. “Mercoledì prossimo al Question time in Commissione Lavoro chiederemo al Governo di vincolare gli incentivi su automotive alla salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti Stellantis. Non un posto di lavoro va perso e il ministro Calderone deve dare risposte certe su questo punto che è decisivo”. Così la deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd.

“Chiediamo a Meloni in persona di scendere in campo convocando un incontro con Stellantis e i sindacati a palazzo Chigi: gli incentivi di per se non risolvono e c’è bisogno di una logica di intervento più forte. In Francia è presente lo Stato. Torniamo a chiedere che anche lo Stato italiano entri”, dice il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “Il governo ha poche idee e confuse sulla politica industriale. Come si fa a pensare che vendiamo un pezzo di Poste, un pezzo di Eni e poi compriamo un pezzo di Stellantis. Servono coerenza, chiarezza e scelte strategiche”. Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri.

Il leader Cisl Luigi Sbarra afferma di attendersi da Stellantis “un impegno serio e responsabile ad investire in tutti gli stabilimenti italiani a cominciare da Pomigliano aumentando la produzione di auto in Italia, garantendo i livelli occupazionali. A Tavares vogliamo ricordare che gli incentivi sono risorse pubbliche e non regalìe. Il governo si faccia garante di un patto tra istituzioni, impresa e sindacati sul rilancio del settore auto nel nostro Paese”. “Viva preoccupazione” sul futuro dello stabilimento di Pomigliano d’Arco è stata espressa oggi dall’amministrazione comunale locale guidata dal sindaco Raffaele Russo. Oggi è stata fermata la produzione dell’Alfa Romeo Tonale. La causa è la carenza di particolari meccanici, nello stabilimento ma lo stop esacerba la preoccupazione dei lavoratori. La produzione resterà ferma anche martedì prossimo, giorno in cui resteranno a casa tutti i trasfertisti di Melfi e Cassino in prestito al montaggio Panda e Tonale. “Forse è una strategia – spiega un operaio della lastratura – non appena si avvicina il periodo di ricevere il premio produzione, sembrano nascere problemi. Quest’anno dovremmo aspirare ad un premio che si aggira tra i 3500 ed i cinquemila euro, ma ieri Tavares ha praticamente chiesto soldi al Governo, e la produzione Tonale si ferma per mancanza di particolari meccanici”.

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