È stato il primo Comune italiano a introdurre il limite dei 30 chilometri all’ora in alcune strade. Era il 1998. Da allora le “zone 30” sono costantemente aumentate. Oggi a Cesena si estendono per 143 chilometri e interessano oltre mille ettari di superficie che coprono il 38% della popolazione. “Provvedimenti richiesti a furor di popolo – dice il sindaco della città romagnola Enzo Lattuca (Pd) –, a colpi di assemblee e sottoscrizioni. Ancora adesso quando incontro i cittadini rilevo che le loro prime istanze riguardano la sicurezza stradale: dove abitiamo, mi dicono spesso, le auto corrono troppo veloci”.

Eppure Cesena non è mai stata sotto i riflettori. Né ha scatenato l’ira del ministro alle Infrastrutture e ai trasporti Matteo Salvini come è avvenuto a Bologna, città d’origine del vice titolare del dicastero Galeazzo Bignami (FdI) che in questi giorni assicura: Bologna città 30 ha i giorni contati. E infatti la direttiva è pronta: limite solo vicino a scuole, parchi, ospedali, luoghi sensibili e strade pericolose. Di scontri politici a Cesena, invece, per adesso c’è solo qualche vaga ombra, uno spauracchio che viene agitato dalle opposizioni di centrodestra. Del resto la campagna elettorale per la rielezione di sindaco e consiglio comunale è alle porte: qui si va al voto l’8 e il 9 giugno. Ma parliamo solo di una piccola bagarre che scaturisce dal piano sulla mobilità sostenibile del Comune, che prevede nuove zone 30 ma concepite anche come spazi urbani di ritrovo, tra eventi e iniziative di aggregazione. E che il sindaco Lattuca minimizza. “Come sempre accade partendo da uno scontro istituzionale come quello a cui stiamo assistendo tra Roma e Bologna c’è chi prova a fare il giochino politico – osserva il primo cittadino –. Ma il tema non è significativo, perché a Cesena il limite c’è già”.

In realtà in questa città pioniera dei 30 all’ora lo stop alla velocità è solo un pezzo di una strategia complessiva per la sicurezza stradale che comprende anche la progettazione delle strade, dove – dice Lattuca – devono convivere diversi utenti. Automobilisti, ciclisti, pedoni, motociclisti. Quindi via libera al restringimento delle carreggiate per evitare, per esempio, sorpassi azzardati e per realizzare ampi marciapiedi e grandi piste ciclabili, che oggi si sviluppano nella città e nelle sue frazioni per 102 chilometri (e ne sono previsti 140 totali). Soppressione dei semafori, quasi tutti sostituiti da rotatorie per un traffico più lento ma scorrevole. Promozione della mobilità attiva, a piedi o in bicicletta (attraverso incentivi economici), e dell’uso dei mezzi pubblici per ridurre del 44% gli spostamenti in auto, entro il 2030, anno in cui è previsto di azzerare il numero degli incidenti mortali. Ancora: chiusura al traffico delle strade in cui ci sono scuole, negli orari di ingresso e di uscita degli alunni. I risultati di questa strategia sono già ora apprezzabili. Dal 2001 gli incidenti stradali complessivi sono stati quasi dimezzati: meno 46,09%. Quelli mortali, prendendo a riferimento il 2010, sono diminuiti del 14,3%, quelli con feriti del 20,4%. C’è da dire che il comune di Cesena ha una estensione di 249 chilometri quadrati. Il doppio di quella di Milano, nonostante gli abitanti non siano nemmeno 100 mila. Quindi ha una scarsa densità abitativa. Poi ha 49 frazioni. Alcune sono borgate dove è stato introdotto il limite dei 30h, così come è stato fatto in vari quartieri. Quanto al piccolo centro storico, per larga parte isola pedonale, in alcune strade è stato fissato anche il limite dei 10 chilometri all’ora. Proteste? Macché. “Adesso siamo concentrati sul funzionamento di quello che c’è, vogliamo completare quello che abbiamo fatto”, prosegue Lattuca.

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